Il cielo nel mese: le costellazioni di aprile

Il mese di aprile inizia il vero e proprio passaggio dal cielo invernale a quello estivo. Al calare del crepuscolo infatti possiamo ancora scorgere per qualche ora le costellazioni che hanno dominato il cielo invernale: il cacciatore Orione con le sue splendide stelle Betelgeuse e Rigel, i Gemelli con Castore e Polluce, il Toro con la luminosa Aldebaran e l’Auriga con Capella. Dalla parte opposta, nel cielo orientale, osserviamo invece le costellazioni che caratterizzeranno il cielo estivo. Ecco allora che al tramontare a Sud-Ovest di Sirio (la stella più luminosa del cielo boreale) nella costellazione del Cane Maggiore, corrisponde il sorgere a Nord-Est di Vega – nella costellazione della Lira – la stella più luminosa del cielo estivo, insieme ad Arturo del Bootes, la costellazione del Bifolco.

Vega sarà un vertice del triangolo estivo assieme a Deneb della costellazione del Cigno e ad Altair dell’Aquila. Nei mesi estivi la troveremo proprio sopra le nostre teste, allo zenit. Vicino al Bootes è individuabile una piccola costellazione dalla forma a semicerchio, la Corona Boreale. Le stelle che la compongono sono di magnitudine abbastanza ridotta, pertanto, se si riesce ad osservarla nella sua interezza, possiamo essere certi di avere a disposizione un cielo discreto. La costellazione non contiene alcun oggetto del profondo cielo degno di nota: le galassie in questa regione di cielo sono tutte molto lontane e deboli, ma nella parte sudoccidentale della costellazione è presente un celebre ammasso di galassie, noto come Abell 2065, che conta decine di galassie. Tra la Corona Boreale e la Lira si trova la gigante ma debole costellazione di Ercole, molto nota agli astrofili in quanto in essa si trova M13, un ricchissimo ammasso stellare facilmente individuabile con piccoli strumenti, alla portata quindi dei neofiti.

L'ammasso M13 nella costellazione di Ercole

Con telescopi di una certa apertura è possibile risolvere tale ammasso fino al nucleo, mostrando la miriade di stelle di cui è composto. Nel corso della notte le costellazioni invernali tramontano del tutto per lasciare spazio al vero e proprio cielo estivo. Abbiamo quindi il Cancro e il Leone, con la brillante Regolo. Nel cielo di sud-est, a notte inoltrata, sorgono la Bilancia e successivamente lo Scorpione, caratterizzato dalla gigante rossa Antares. Terminiamo il tour con una breve descrizione del cielo settentrionale, caratterizzato dalle classiche costellazioni circumpolari (che ruotano attorno al Polo Nord Celeste). Il periodo è favorevole all’osservazione dell’ Orsa Maggiore (riferimento per trovare la stella polare) poichè si trova nel punto di massima altezza sull’orizzonte, definito “culminazione”. Si prosegue con Cassiopea, dalla classica forma a “W”, a seguire Cefeo e il Dragone.
di Stefano Simoni (Astronomia.com)

 

Corona Australe e Corona Boreale

La Corona Australe (in latino Corona Australis, Coronae Australis abbreviata in CrA) è una delle 88 costellazioni moderne. Si tratta di una delle 48 costellazioni originariamente elencate da Tolomeo. Secondo una leggenda rappresenta la corona indossata dal centauro Sagittario.

Mappa della costellazione

La Corona Australe è una costellazione antica, sebbene sia molto poco appariscente; fa da controparte alla più brillante Corona Boreale e ricalca una sequenza ad arco di stelle vicine fra loro situate a sud del ben più brillante Sagittario. Si estende sul bordo della scia luminosa della Via Lattea e le sue stelle sono per lo più di quarta e quinta magnitudine. Essendo una costellazione situata a media declinazione australe, la sua visibilità è fortemente ridotta per gli osservatori situati nell’emisfero nord: essa si mostra infatti molto bassa sull’orizzonte meridionale ed è visibile nel cielo serale solo fra giugno e agosto; a nord dei 45°N è già osservabile solo in parte. Di contro, dall’emisfero sud è di facile osservazione e la disposizione ad arco delle sue stelle la rende facilmente riconoscibile.

Stelle principali

  • β Coronae Australis è una gigante arancione di magnitudine 4,10, distante 508 anni luce.
  • α Coronae Australis (Alphecca Meridiana) è una stella bianca di magnitudine 4,11, distante 130 anni luce.

Gli oggetti non stellari più brillanti visibili nella Corona Australe sono tutti appartenenti alla nostra Galassia; il centro galattico si trova una ventina di gradi in direzione nordovest, mentre alcuni dei campi stellari lambiscono la costellazione nella stessa direzione. La costellazione ospita la Nube della Corona Australe, una nube molecolare non particolarmente massiccia in cui però hanno avuto luogo recenti fenomeni di formazione stellare; la parte più luminosa di questa nube è costituita da alcune piccole nebulose a riflessione, come NGC 6726 e NGC 6729, illuminate dalle stelle ad essa associate. Fra gli ammassi globulari il più luminoso è NGC 6541, situato sul confine con lo Scorpione; è individuabile anche con un binocolo, essendo di sesta magnitudine apparente. Fra le nebulose spicca invece il complesso nei pressi di β Coronae Australis: si tratta di una nube debolmente luminosa associata ad aree non illuminate e oscure, che risaltano sul fondo ricco di stelle.

La Corona Boreale (in latino Corona Borealis, Coronae Borealis abbreviazione CrB) è una piccola costellazione dell’emisfero nord, le cui stelle principali formano un arco semicircolare. È una delle 88 costellazioni moderne, ed era anche una delle 48 costellazioni elencate da Tolomeo.

Mappa della costellazione

 La costellazione della Corona Boreale si individua con facilità, grazie ad un asterismo a forma di “Y” il cui vertice è rappresentato dalla brillante stella Arturo, la quarta stella più brillante del cielo ad occhio nudo; vista dall’emisfero nord, la stanghetta di “sinistra” della Y è rappresentata dalla stella Alphekka, una stella bianca di sequenza principale di magnitudine 2,2, dunque perfettamente osservabile anche dai centri urbani. Il resto della costellazione si dispone ad est e ad ovest di questa stella ed è rappresentata da un semicerchio di astri di terza e quarta grandezza. La Corona Boreale è una figura tipica del cielo di primavera ed estate: dall’emisfero nord diventa ben visibile ad est nel cielo serale di fine febbraio, si mostra alta nel cielo nei mesi di maggio e giugno e nel corso dell’estate tende a declinare verso occidente, finché, alla fine di ottobre, non è più osservabile. Dall’emisfero sud si mostra invece piuttosto bassa sull’orizzonte settentrionale ed appare visibile solo nelle notti autunnali e di inizio inverno australe.

Stelle principali

  • Alphekka (α Coronae Borealis) è una stella bianca di magnitudine 2,22, distante 75 anni luce.
  • β Coronae Borealis è una gigante gialla di magnitudine 3,66, distante 114 anni luce.
  • γ Coronae Borealis è una stella bianca di magnitudine 3,81, distante 145 anni luce.

La costellazione non contiene alcuno oggetto del profondo cielo degno di nota: le galassie in questa regione di cielo sono tutte molto lontane e deboli. Nella parte sudoccidentale della costellazione è presente un celebre ammasso di galassie, noto come Abell 2065, che conta decine di galassie.

Le costellazioni nel cielo di maggio

E’ impossibile non associare il mese di maggio alla bellissima stagione primaverile, quando finalmente si ripongono i cappotti negli armadi e ci si può trattenere fuori anche nelle ore serali, senza battere i denti, ad osservare il cielo ad occhio nudo. Alte nel cielo, in direzione Sud, le costellazioni del Leone e della Vergine, tra le più estese dello zodiaco, dominano la volta celeste. Quest’ultima è un’ampia costellazione zodiacale le cui stelle più luminose disegnano una evidente Y. Gli oggetti celesti più importanti visibili ad occhio nudo che costituiscono tale costellazione, o che si trovano in corrispondenza di essa, sono Alpha Virginis, nota come Spica, la quindicesima stella apparentemente più luminosa del cielo che marca la base della Y. Poi c’è l’Ammasso di Galassie della Vergine che riempie quasi totalmente la parte superiore della Y; questo ricco ammasso contiene almeno 2.500 galassie di diverso tipo, dalle spirali alle ellittiche, e si trova a circa 60 milioni di anni luce da noi. Sotto la Vergine possiamo riconoscere le costellazioni, di dimensioni decisamente minori, del Corvo e del Cratere. Le stelle più brillanti le troviamo più a Nord-Est; Arturo, nel Bootes, la costellazione del “pastore guardiano” delle due orse, e la stella Vega della Lira che dominerà i cieli estivi. Continua il periodo di visibilità ottimale per l’Orsa Maggiore, che si trova praticamente allo zenit. Unico punto fisso della volta celeste – almeno in prima approssimazione – la stella polare (come trovarla?) nell’Orsa Minore ci indica la direzione del Nord. Queste due costellazioni sono strettamente legate anche nella leggenda greca che narra della trasformazione in orse della ninfa Callisto e del figlio Arcade ad opera di Giunone, gelosa delle attenzioni di Zeus verso la bella Callisto. Per proteggerle dai cacciatori, Zeus decise quindi di porle in cielo, ma facendole ruotare intorno al polo celeste per non perderle mai di vista. Tra le due Orse si snoda, sinuosa come un serpente, la lunga costellazione del Dragone. Al centro del triangolo formato da Orsa Maggiore, Leone e Bootes, possiamo riconoscere le piccole costellazioni dei Cani da Caccia e della Chioma di Berenice. Il suo mito è legato ad un personaggio storico realmente esistito. Berenice era infatti la moglie di Tolomeo III Euergete, re d’Egitto (III secolo a.C.), della dinastia dei Tolomei, la cui più nota esponente, nonché ultima discendente, fu la famosissima Cleopatra. Nelle prime ore della sera, basse sull’orizzonte occidentale, c’è ancora il tempo di ammirare alcune delle costellazioni che sono state protagoniste dei cieli invernali, in particolare l’Auriga, i Gemelli e, un po’ più in alto, la debole costellazione del Cancro. In tarda serata vedremo invece sorgere in successione a Sud-Est la Bilancia, lo Scorpione, l’Ofiuco e il Sagittario. Sopra l’Ofiuco possiamo riconoscere la Corona Boreale e la costellazione di Ercole. La panoramica della volta celeste si conclude a settentrione, sotto l’Orsa Minore, con Cassiopea e Cefeo. A Nord-Est cominciano ad affacciarsi a notte inoltrata la già citata Lira, il Cigno e l’Aquila, che si accingono a diventare le protagoniste del cielo estivo.
Tratto da Il cielo del mese di Maggio 2014 di Stefano Simoni (Astronomia.com)

Verso il cielo estivo

Il mese di aprile inizia il vero e proprio passaggio dal cielo invernale a quello estivo. Al calare del crepuscolo infatti possiamo ancora scorgere per qualche ora le costellazioni che hanno dominato il cielo invernale: il cacciatore Orione con le sue splendide stelle Betelgeuse e Rigel, i Gemelli con Castore e Polluce, il Toro con la luminosa Aldebaran e l’Auriga con Capella. Dalla parte opposta, nel cielo orientale, osserviamo invece le costellazioni che caratterizzeranno il cielo estivo. Ecco allora che al tramontare a Sud-Ovest di Sirio (la stella più luminosa del cielo boreale) nella costellazione del Cane Maggiore, corrisponde il sorgere a Nord-Est di Vega – nella costellazione della Lira – la stella più luminosa del cielo estivo, insieme ad Arturo del Bootes, la costellazione del Bifolco. Vega sarà un vertice del triangolo estivo assieme a Deneb della costellazione del Cigno e ad Altair dell’Aquila. Nei mesi estivi la troveremo proprio sopra le nostre teste, allo zenit. Vicino al Bootes è individuabile una piccola costellazione dalla forma a semicerchio, la Corona Boreale. Le stelle che la compongono sono di magnitudine abbastanza ridotta, pertanto, se si riesce ad osservarla nella sua interezza, possiamo essere certi di avere a disposizione un cielo discreto. La costellazione non contiene alcun oggetto del profondo cielo degno di nota: le galassie in questa regione di cielo sono tutte molto lontane e deboli, ma nella parte sudoccidentale della costellazione è presente un celebre ammasso di galassie, noto come Abell 2065, che conta decine di galassie. Tra la Corona Boreale e la Lira si trova la gigante ma debole costellazione di Ercole, molto nota agli astrofili in quanto in essa si trova M13, un ricchissimo ammasso stellare facilmente individuabile con piccoli strumenti, alla portata quindi dei neofiti. Con telescopi di una certa apertura è possibile risolvere tale ammasso fino al nucleo, mostrando la miriade di stelle di cui è composto. Nel corso della notte le costellazioni invernali tramontano del tutto per lasciare spazio al vero e proprio cielo estivo. Abbiamo quindi il Cancro e il Leone, con la brillante Regolo e nei pressi del quale troviamoSaturno. Nel cielo di sud-est, a notte inoltrata, sorgono la Bilancia e successivamente lo Scorpione, caratterizzato dalla gigante rossa Antares. Terminiamo il tour con una breve descrizione del cielo settentrionale, caratterizzato dalle classiche costellazioni circumpolari (che ruotano attorno al Polo Nord Celeste). Il periodo è favorevole all’osservazione dell’ Orsa Maggiore poichè si trova nel punto di massima altezza sull’orizzonte, definito “culminazione”. Si prosegue con Cassiopea, dalla classica forma a “W”, a seguire Cefeo e il Dragone.
Tratto da Il cielo nel mese di Aprile 2014 di Stefano Simoni (Astronomia.com)

 

Le costellazioni nel cielo di aprile

Osservando il cielo di aprile possiamo assistere alla transizione dal cielo invernale a quello estivo. Nelle prime ore dopo il tramonto possiamo ancora ammirare le costellazioni che hanno dominato il cielo nei mesi precedenti: Orione, il Toro, i Gemelli, l’Auriga.
Nel contempo, nel cielo orientale, si cominciano a scorgere gli astri che saranno protagonisti della stagione estiva. Al tramontare a Sud-Ovest di Sirio – nella costellazione del Cane Maggiore – che per tutto l’inverno è stata la stella più brillante della volta celeste, corrisponde il sorgere a Nord-Est di Vega – nella costellazione della Lira – la stella più luminosa del cielo estivo, insieme ad Arturo del Bootes.
La Lira è una piccola costellazione composta principalmente da Vega e da 4 stelle vicine ad essa, disposte a parallelogramma.
A Nord-Est, sotto l’Orsa Maggiore, vedremo la costellazione del Bootes, caratterizzata dalla particolare forma ad aquilone con al vertice, molto luminosa, la già citata stella Arturo.
A sinistra del Bootes si può riconoscere una piccola costellazione a forma di semicerchio, la Corona Boreale.
Tra la Corona Boreale e la Lira si trova la debole ma estesa costellazione di Ercole. Per individuarla possiamo prendere a riferimento il quadrilatero di stelle che ne rappresenta il corpo, mentre le altre stelle che si dipartono sopra e sotto di esso raffigurano gli arti del famoso eroe mitologico. Ercole è una costellazione molto nota agli astrofili, in quanto in essa si trova M13, un ricchissimo ammasso stellare (contiene oltre 300.000 stelle!) facilmente individuabile con piccoli strumenti, alla portata quindi anche dei neofiti.
Tornando alle costellazioni zodiacali, mentre nella prima parte della notte tramontano Toro e Gemelli, nel cielo meridionale vedremo in successione la debole costellazione del Cancro, il Leone – molto estesa, dal profilo inconfondibile, nella quale è facile individuare la luminosa stella Regolo – e infine la Vergine, anch’essa molto estesa, ma priva di stelle brillanti, fatta eccezione per Spica.
Chi avrà la pazienza di attendere la notte inoltrata potrà scorgere a Sud-Est anche la Bilancia e, successivamente, lo Scorpione.
Le costellazioni circumpolari, quelle cioè che si trovano nei pressi del Polo Nord Celeste, caratterizzano costantemente il cielo settentrionale. L’Orsa Maggiore si trova in un periodo di ottima visibilità, trovandosi alla massima altezza sull’orizzonte (“culminazione”). Ricordiamo il riferimento per trovare la Stella Polare: tracciando una linea, prolungamento del segmento che unisce due stelle dell’Orsa MaggioreMerak e Dubhe (vedi mappa del cielo a Nord), troveremo la stella che indica approssimativamente il Nord. Sull’orizzonte settentrionale possiamo ancora individuare Cassiopea, con la sua inconfondibile forma a “W”, e la costellazione di Cefeo.

Una Gemma nel cielo di giugno

Appena fa buio, nel cielo di giugno non c’è più traccia delle costellazioni invernali, ad eccezione dei Gemelli e dell’Auriga che, subito dopo il tramonto, ci mostrano ancora le loro stelle principali. Verso Nord-Ovest infatti possiamo ammirare la brillante Capella e la coppia formata da Castore e Polluce, prima che vengano inghiottite dalle luci all’orizzonte. A Sud troviamo le costellazioni primaverili: il Leone, che ogni giorno che passa volge sempre più verso l’orizzonte ovest, il Boote, la Vergine e la Bilancia.
Alla sinistra del Boote la Corona Boreale con la brillante stella Gemma che ricorda davvero la pietra più preziosa di un diadema. Ad Est della Bilancia si riconosce l’arco delle chele dello Scorpione con la rossa Antares a delineare il torace dell’animale; con l’avanzare della notte tutto il corpo si eleva sopra l’orizzonte, fino a mostrare la coda e l’aculeo. Ad Est della Corona arriviamo alla costellazione di Ercole, nel quale anche con un binocolo si può osservare l’ammasso globulare M13.
Verso Est tre stelle brillanti formano il grande triangolo dell’estate, attarversato dalla tenue nebulosità della Via Lattea; l’asterismo è formato da tre costellazioni: la Lira con la brillante stella Vega, il Cigno di cui si riconosce bene la coda rappresentata dalla stella Deneb e l’Aquila con la stella Altair. Le stelle del triangolo ci accompagneranno per tutta l’estate, approfittatene per osservare, con un telescopio, la stella che rappresenta il capo del Cigno, Albireo, che è una bellissima doppia e, nella Lira, la nebulosa planetaria M57.
Il cielo settentrionale è, come sempre, caratterizzato dalle due Orse. Volgendo lo sguardo verso la stella polare che nell’Orsa Minore ci indica la direzione del Nord(come trovare la stella polare?), vedremo l’Orsa Maggiore dominare il cielo a Nord-Ovest. Dalla parte opposta rispetto alla Polare, a Nord-Est, possiamo riconoscere Cassiopea, dalla forma a “W”, e Cefeo con la sua singolare forma a casetta dal tetto appuntito.
Alla sinistra del Boote la Corona Boreale con la brillante stella Gemma che ricorda davvero la pietra più preziosa di un diadema. Ad Est della Bilancia si riconosce l’arco delle chele dello Scorpione con la rossa Antares a delineare il torace dell’animale; con l’avanzare della notte tutto il corpo si eleva sopra l’orizzonte, fino a mostrare la coda e l’aculeo. Ad Est della Corona arriviamo alla costellazione di Ercole, nel quale anche con un binocolo si può osservare l’ammasso globulare M13.
Verso Est tre stelle brillanti formano il grande triangolo dell’estate, attarversato dalla tenue nebulosità della Via Lattea; l’asterismo è formato da tre costellazioni: la Lira con la brillante stella Vega, il Cigno di cui si riconosce bene la coda rappresentata dalla stella Deneb e l’Aquila con la stella Altair. Le stelle del triangolo ci accompagneranno per tutta l’estate, approfittatene per osservare, con un telescopio, la stella che rappresenta il capo del Cigno, Albireo, che è una bellissima doppia e, nella Lira, la nebulosa planetaria M57.
Il cielo settentrionale è, come sempre, caratterizzato dalle due Orse. Volgendo lo sguardo verso la stella polare che nell’Orsa Minore ci indica la direzione del Nord, vedremo l’Orsa Maggiore dominare il cielo a Nord-Ovest. Dalla parte opposta rispetto alla Polare, a Nord-Est, possiamo riconoscere Cassiopea, dalla forma a “W”, e Cefeo con la sua singolare forma a casetta dal tetto appuntito.
Fonte Astronomia.com

Le meraviglie del cielo primaverile (marzo, aprile e maggio)

Sono tramontati gli astri brillanti che hanno caratterizzato la stagione invernale. Sirio, Betelgeuse, Rigel e Procione non sono più visibili ma al loro posto cominciano ad apparire Arturo (alfa Bootis) e la splendida Spica (alfa Virginis), mentre a sud del Grande Carro si vede la costellazione del Leone. Per trovare facilmente le altre costellazioni primaverili si può inoltre fare riferimento al Triangolo di primavera formato da Debebola (Leone), Spica (Vergine) e Arturo (Bootes). Sull’asterismo che prende appunto il nome di Triangolo di primavera puoi leggere l’articolo “Il Triangolo di Primavera: Arturo, Denebola e Spica” del 5 aprile 2011.
Le costellazioni visibili in primavera sono dodici: Bilancia o Libra, Bootes, Cani da Caccia, Chioma di Berenice, Corona Boreale, Corvo, Cratere o Coppa, Idra, Leone, Leone Minore, Sestante e Vergine.
La primavera è anche un periodo favorevole all’osservazione degli oggetti di profondo cielo perché dirigendo lo sguardo nella zona definita dalle costellazioni della Chioma di Berenice, dei Cani da Caccia, del Leone e della Vergine si vede un’area non oscurata dalle polveri e dal gas della Galassia: è la finestra galattica che contiene oggetti distanti decine di milioni di anni luce che si rendono visibili con strumenti amatoriali come vaghe macchie di luce.
Arturo nella costellazione del Bootes è la stella chiave per orientarsi nel cielo di primavera (se vuoi saper qualcosa di più su questa stella leggi “La luce di Arturo per Chicago“ del 27 settembre 2010). Trovarla è abbastanza facile. Basta seguire la curva ideale indicata dal timone del Grande Carro. Del resto non si può sbagliare, perché nessuna stella, a parte Sirio, che ormai scompare nelle foschie dell’orizzonte sud-occidentale, brilla come Arturo. Per di più il suo colore arancione è inconfondibile. Seguendo sempre la stessa curva dopo aver incontrato Arturo, ecco Spica, una stella bianco azzurra (Vergine). A questo punto bisogna trovare dei riferimenti per individuare le altre costellazioni primaverili: il Leone, con Regolo, a ovest di Arturo; il Corvo a sud della Vergine; la Corona Boreale a est di Bootes; la Bilancia nella Fascia Zodiacale a est di Spica.
La Bilancia culmina a mezzanotte ai primi di maggio e si trova appena sotto l’equatore celeste tra lo Scorpione e la Vergine. La Bilancia è una delle costellazioni zodiacali meno cospicue. Fino al Medioevo costituiva le chele dello Scorpione e la stella ora definita sigma Librae era classificata come gamma Scorpii.
La stella alfa è Zuben El Genubi di mag. 2,75 e si trova a 65 anni luce. Zuben El Genubi ha un compagno di mag. 5,16.
L’astro più luminoso della Bilancia è beta Librae, Zuben El Schemali di mag. 2,61. Si trova a 140 anni luce di distanza.
48 Librae è una stella peculiare di mag. 4,85. Si trova a 650 anni luce di distanza. La avvolge una serie di anelli e gusci di materia turbolenta ora in espansione, ora in contrazione. Questi gusci manifestano periodicamente una maggiore attività. Gran parte del materiale che circonda la stella è concentrato in un anello posto sul suo piano equatoriale. Il guscio ha un diametro doppio rispetto a quello della stella, la quale ruota su se stessa con velocità insolitamente alta: all’equatore raggiunge i 400 chilometri al secondo. Ciò probabilmente rende instabile la stella e produce perdita di materia che va poi a formare i gusci di gas circostanti.
Fra gli oggetti di profondo cielo segnalo NGC 5897, un ammasso globulare piuttosto atipico individuabile 1°42’da iota Librae in direzione sud – est. Risulta poco compatto e relativamente povero di stelle.
Per quanto riguarda la costellazione della Bilancia potete leggere l’articolo “La Bilancia dei Babilonesi” pubblicato sul nostro sito il 21 ottobre 2010.
La stella alfa del Corvo è Alchita e non è la stella più brillante della costellazione, ben altre quattro stelle del Corvo la superano. Di mag. 4,18 e si trova a 60 anni luce di distanza.
La stella beta è Kraz (mag. 2,8 e tipo spettrale G5). Si trova a circa 110 anni luce di distanza. Delta Corvi, chiamata Algorab, è di magnitudine 3, si trova a 125 anni luce, ed è una binaria.
L’oggetto più singolare e interessante della costellazione sono due galassie interagenti NGC 4038/39. Sono conosciute come “Le Antenne”.
Sull’argomento potete leggere “Due galassie interagenti nel Corvo” pubblicato il 15 settembre 2010.
La costellazione della Coppa (o Cratere) culmina a mezzanotte verso la metà di marzo. Comprende circa 400 gradi quadrati fra il Corvo da una parte e il Sestante e l’Idra dall’altra.
La stella alfa si chiama Alkes. Ha mag. 4,2 e si trova a 160 anni luce. Probabilmente è andata calando dall’epoca del Bayer, il quale attribuendole la lettera alfa la vide come la più brillante della costellazione, primato che invece oggi spetta a delta Crateris. La costellazione della Coppa comprende anche un gruppo di galassie (NGC 3511, 3513, 3672, 3887, 3962) di difficile avvistamento. Sulla costellazione del Cratere (o Coppa) si può leggere “Le galassie nella Coppa … o nel Cratere” pubblicato il 16 agosto 2010.
La stella alfa della costellazione del Bootes è Arturo. La sua magnitudine è di -0,06 (spettro K, temperatura superficiale di 4200° Kelvin ). La sua distanza è di 37 anni luce e le sue dimensioni superano notevolmente quelle del Sole. Si tratta di una stella gigante avviata verso le fasi conclusive della sua evoluzione. Ha un moto proprio molto elevato.
La stella beta è Nekkar. Si tratta di una stella gialla di mag. 3,48; si trova a 140 anni luce dalla Terra.
Izar (epsilon Bootis) è un bellissimo sistema doppio con componenti di mag. 2,5 e 4,9. La primaria è di colore giallo oro e la compagna blu. Scoperta da Struve nel 1829, fu da lui battezzata “Pulcherrima” cioè “la più bella”.
NGC 5466 è un ammasso globulare distante 47 mila anni luce.
La stella alfa della costellazione dei Cani da Caccia si chiama Cor Caroli “Cuore di Carlo”. Per ricordare Carlo II re d’Inghilterra dal 1660 al 1685, che ebbe il merito di fondare l’Osservatorio di Greenwich. Il suo primo direttore fu John Flamsteed che ebbe l’incarico di redigere una carta celeste. Alfa è una stella doppia fisica con componenti di mag. 2,89 e 5,60. I colori delle stelle sono blu – bianco e verdastro. E’ anche il prototipo di una classe di stelle peculiari aventi un fortissimo campo magnetico.
La stella beta è Asterion, una stella di tipo spettrale G0 e mag. 4,3. Si trova a 30 anni luce di distanza.
Gamma Canum Venaticorum è una variabile semiregolare di intensissimo colore rosso. Questo le valse l’appellativo di Superba datole da Padre Secchi. E’ una stella al carbonio con temperatura superficiale molto bassa: circa 2600° K. La distanza è stimata intorno a 400 anni luce.
E adesso i più interessanti oggetti di profondo cielo: M 3 è un ammasso globulare tra i più belli visibili alle nostre latitudini. Si trova a circa 30.000 anni luce.
M 51 è la famosa “Galassia Vortice”. La galassia con cui M 51 si mostra collegata da un ponte di stelle è NGC 5195. Questa galassia è in realtà una spirale fortemente traumatizzata dall’azione gravitazionale di M 51. Siamo di fronte agli effetti di una collisione avvenuta alcuni milioni di anni fa. Infine sono da segnalare M 63 e M 94.
Sui Cani da Caccia è possibile leggere “I Cani da Caccia che inseguono l’Orsa Maggiore” del 10 ottobre 2010.
Alfa Virginis è la bianco – azzurra Spica. E’ una stella di prima magnitudine del tipo “a elio”. Se Spica fosse al centro del Sistema Solare splenderebbe e riscalderebbe 2300 volte più del Sole. Ovviamente in queste condizioni la Terra sarebbe una fornace, gli oceani si trasformerebbero in vapore, ci sarebbero laghi di rocce e metalli fusi. Solo su un pianeta lontano come Plutone potrebbero esserci le condizioni ambientali adatte alla vita. Spica si trova a 275 anni luce da noi ed è una doppia molto stretta. L’80 per cento della luce che riceviamo da Spica si deve all’astro principale.
Porrima, gamma Virginis, è una delle più belle binarie visuali. La sua magnitudine complessiva è 2,7.
Ma il grande richiamo della costellazione della Vergine è il suo ammasso di galassie (Ammasso della Vergine). Fra le galassie elenchiamo M 49, M 58, M 59, M 60, e M 61.
M 84 e M 86 formano una bella coppia di galassie ellittiche. La coppia presenta una interessante anomalia: si avvicina a noi a 450 chilometri al secondo, mentre tutto il resto dell’Ammasso galattico della Vergine si allontana più o meno uniformemente. Sono dunque due galassie in fuga per qualche inesplicabile motivo.
M 87 è una galassia ellittica. Al suo interno si ipotizza la presenza di un buco nero. Nella zona centrale stanno avvenendo degli sconvolgimenti giganteschi che producono un potente getto di materia verso l’esterno ed è anche una potente emittente di raggi X. Ora registrata come 3C 274 nel catalogo di Cambridge la sorgente radio di M 87 è al quinto posto assoluto per intensità in tutto il cielo.
M 104 è la bellissima galassia “Sombrero”.
3C 273 è un oggetto molto interessante: si tratta di un quasar di magnitudine 12,8, visibile come una stella, distante da noi 3 miliardi di anni luce. Ma cosa è un quasar? L’idea di massima è che i quasar siano galassie giovani ancora molto compatte dove avvengono fenomeni di estrema violenza.
(vedi articolo “Vergine, c’era una volta il Quasar 3C 273 …” del 20 settembre 2010).
Il campo seminato a galassie che si estende per buona parte della costellazione della Vergine non rispetta ovviamente i geometrici confini convenzionali di questo raggruppamento celeste, ma continua salendo in alto nella Chioma di Berenice, modesta costellazione formata da una trentina di stelle, ufficialmente riconosciuta soltanto nel XVI secolo da Tycho Brahe. Spesso si parla dell’ammasso della Vergine e della Chioma come se fosse una cosa sola. In realtà c’è una sovrapposizione prospettica: l’Ammasso della Vergine che in parte sconfina nella Chioma di Berenice è in realtà notevolmente più vicino e si proietta sullo sfondo del più remoto Ammasso della Chioma, ricco di oltre mille galassie ma tutte molto più fioche e dalle minori dimensioni apparenti.
La stella alfa della costellazione della Chioma di Berenice è Diadema, un sistema doppio di mag. totale 4,2, spettro F5, poco più luminosa del Sole e distante 47 anni luce da noi.
Beta è l’astro più brillante anche se di pochi decimi di magnitudine rispetto ad alfa. E’ una stella doppia.
La maggior parte delle stelle di questa costellazione sono raggruppate nell’ammasso stellare Melotte 111 composto da circa 80 stelle. E’ posto a circa 300 anni luce di distanza.
E ora veniamo alle galassie. Le più luminose appartengono alla propaggine nord dell’Ammasso della Vergine e quasi tutte portano le sigle di Messier. Le più deboli compongono l’Ammasso della Chioma propriamente detto ed hanno la sigla NGC.
M 64 è una galassia a spirale molto famosa per la presenza di una nube oscura intorno al nucleo, che la fa assomigliare ad un occhio. Viene pertanto chiamata Black Eye (Occhio nero). Sembra che sia più vicina a noi dell’Ammasso della Vergine: un solitario universo isola a 25 milioni di anni luce.
E poi ancora M 98, M 99, M 85, M 88, M 100. NGC 4889 ci porta infine nel vero e proprio ammasso della Chioma di Berenice, quasi dieci volte più lontano di quello a cui appartengono le galassie finora descritte.
Leggi l’articolo “Quante galassie fra le lunghe trecce di Berenice” pubblicato il 16 settembre 2010.
La Corona Boreale è un piccolo semicerchio di stelle alto nel cielo della tarda primavera, fra Bootes ed Hercules. La stella alfa Coronae borealis è Gemma.E’la stella più brillante della costellazione (mag. 2,3) distante 75 anni luce. Gemma è una variabile spettroscopica a eclisse.
R Coronae Borealis è una delle stelle variabili più interessanti di tutto il cielo, fluttua tra le mag. 5,7 e 14,8 in maniera del tutto irregolare. La discesa verso il minimo è molto rapida mentre la risalita può durare anche qualche mese. Si pensa che la diminuzione sia dovuta alla formazione nella sua atmosfera di nubi di polveri di carbonio che ne offuscano la luminosità. E’ facile immaginare quale scomodo clima avrebbe la Terra se il Sole si comportasse come questa stella !
T Coronae Borealis è una nova ricorrente che se ne sta tranquilla intorno alla 10^ magnitudine per poi illuminarsi improvvisamente e balzare alla magnitudine 2. Questi lampi sono avvenuti nel 1866 e nel 1946. Probabilmente T CrB è formata da due stelle molto vicine che si scambiano periodicamente della materia. Si tratterebbe di un sistema formato da una stella blu in orbita intorno ad una gigante rossa: la stella blu strappa materia alla rossa in quanto si muove praticamente a contatto con la zona esterna della gigante.
Nei confini di questa costellazione non ci sono oggetti brillanti. Esiste però un ammasso di galassie contenente circa 400 membri situato ad oltre 1 miliardo di anni luce di distanza. La velocità di allontanamento raggiunge i 21 mila chilometri al secondo. Naturalmente i componenti sono troppo deboli per essere osservati con strumenti ordinari.
Su questa costellazione si può leggere l’articolo “La nova ricorrente della Corona Boreale” pubblicato il 19 settembre 2010
La costellazione del Sestante venne ideata da Hevelius per immortalare lo strumento che aveva usato per rilevare la posizione delle stelle. Si trova a sud del Leone in una regione del cielo priva di stelle brillanti.
Alfa Sextantis è una stella bianca di mag. 4,5 e tipo spettrale A0; si trova a 287 anni luce di distanza.
In questa costellazione si trovano molte deboli galassie. Una delle meno deboli è NGC 3115 una galassia lenticolare chiamata “Galassia Fuso”. Si trova a 25 milioni di anni luce.
(leggi: “Sestante: un buco nero da 2 miliardi di masse solari” pubblicato l’8 novembre 2010).
Ancora galassie a perdita d’occhio nella costellazione del Leone, accanto alla Chioma di Berenice.
Regolo è la stella alfa Leonis. E’ una stella doppia con componenti di mag. 1,36 e 7,7. I colori sono bianco – blu e giallo. Il sistema si trova a 85 anni luce da noi e la principale brilla come 134 Soli e ha una temperatura superficiale di 14.000° K.
A 20’ da Regolo verso nord c’è la galassia Leo I che fa parte del Gruppo Locale. Ancora più debole è Leo II, un grado e mezzo da delta Leonis.
Denebola, la stella beta, è di mag. 2,1 e tipo spettrale A2; si trova a 43 anni luce di distanza
Gamma – Algieba è un sistema binario molto bello. Le componenti hanno mag. 2,2 e 3,5.
Delta Leonis (Zozma) ha mag. 2,55 e si trova a 80 anni luce. Appartiene probabilmente alla “corrente stellare” che comprende anche Sirio, alfa Ophiuchi e beta Aurigae.
Fra gli oggetti di profondo cielo segnaliamo M 65 e M 66 due galassie spirali fisicamente associate che si trovano a circa 30 milioni di anni luce da noi.
Altre galassie sono M 95, M 96 e M 105.
(“Ruggiti celesti” pubblicato il 4 agosto 2010)
La costellazione del Leone Minore è priva della stella alfa e solo beta porta le lettere di Bayer, le altre hanno i soli numeri di Flamsteed. Fu introdotta da Hevelius nel 1660.
Beta è un sistema binario molto stretto con componenti di mag. 4,6 e 6,3.
R Leonis Minoris è una variabile di tipo Mira, quindi di colore rosso, le variazioni oscillano tra le mag. 6,3 e 13,2 in un periodo di 372 giorni.
Anche in questa costellazione compaiono numerose deboli galassie. La spirale NGC 3344 è la più notevole.
(vedi articolo Hanny’s Voorwep nel Leone Minore” pubblicato il 21 settembre 2010).
La costellazione dell’Idra è la più grande ed estesa costellazione del cielo. La stella alfa è Alphard.Il nome significa “la solitaria”. Si tratta di un astro giallo arancio di mag. 1,98. Si trova a circa 100 anni luce da noi.
Fra gli oggetti di profondo cielo si segnalano: l’ammasso aperto M 48, la nebulosa planetaria NGC 3242, l’ammasso globulare M 68 e la galassia spirale M 83.
NGC 5694 è un ammasso globulare che si trova insolitamente lontano. Potrebbe quindi superare l’attrazione gravitazionale della Galassia e allontanarsi per sempre in solitudine. (Quel mostro dell’Idra, la più grande costellazione del cielo” pubblicato il 16 agosto 2011).
Una Stella per Amica

La nova ricorrente della Corona Boreale

La Corona Boreale (estesa poco meno di 200 gradi quadrati) è un piccolo semicerchio di stelle alto nel cielo della tarda primavera, tra Boote e Ercole. Non attira l’attenzione con astri particolarmente brillanti, ma piuttosto con la sua precisa geometria: una volta tanto il nome della costellazione corrisponde al suo aspetto senza costringere l’osservatore a spericolate fantasie.
Alfa Coronae Borealis si chiama Gemma o Alphecca ed è di magnitudine 2,23. A 75 anni luce da noi, 45 volte più radiosa del Sole, Gemma è una binaria spettroscopica a eclisse. La componente minore, simile al Sole, passa davanti alla brillante stella principale producendo una lieve diminuzione della sua luce bianco-azzurra ogni 17 giorni e 6 ore.
Beta Coronae Borealis si trova a 100 anni luce. Appartiene allo sciame delle Iadi, l’ammasso aperto nella costellazione del Toro, dal quale si è staccata grazie alla sua particolare velocità. Si tratta di una binaria spettroscopica e anche una stella magnetica, con un campo che inverte polarità ogni 18 giorni e mezzo. La luminosità è pari a quella di 25 Soli, la magnitudine 3,66.
Gamma Coronae Borealis è una doppia molto stretta scoperta da Struve nel 1826, con un periodo di 91 anni, posta a 140 anni luce. Le due componenti sono rispettivamente di magnitudine 4,2 e 5,6.
Eta Coronae Borealis è un’altra doppia scoperta da Struve nel 1826, con un periodo di 41,5 anni, ad una distanza di circa 50 anni luce. Le componenti sono di magnitudine 5,7 e 6.
Sigma Coronae Borealis è una binaria alla portata di piccoli telescopi, di magnitudine 5,3, scoperta ancora da Struve nel 1827. Secondo Strand il periodo orbitale è di 1160 anni. La principale è a sua volta una binaria spettroscopica, ma il sistema di Sigma, posto a 70 anni luce, è ancora più complesso, perché comprende ancora una stellina nana rossa di magnitudine 13. E come se non bastasse c’è ancora un’altra stella di decima magnitudine gravitazionalmente associata al gruppo.
Il grande richiamo della Corona Boreale è però costituito dalle sue stelle variabili.
R Coronae Borealis è la più notevole. Scoperta da Pigott nel 1795, per anni se ne sta tranquilla, attestata sulla sesta magnitudine, al limite della visibilità ad occhio nudo. Poi improvvisamente c’è un crollo fino alla 13^magnitudine. Durante il minimo mostra variazioni irregolari spesso con risalite fino alla sesta magnitudine. Seguita attentamente negli ultimi 150 anni, R Coronae Borealis non rileva nessuna legge che aiuti a prevedere le sue capricciose variazioni. E’ facile immaginare quale scomodo clima avrebbe la Terra se il Sole facesse altrettanto!
T Coronae Borealis è una variabile non meno enigmatica e costituisce il più noto esempio di nova ricorrente. Di norma si mantiene sulla decima magnitudine, ma da quando gli astronomi la sorvegliano per due volte è balzata alla seconda: la notte del 12 maggio 1866 superava addirittura Gemma; appena otto giorni dopo diventava già invisibile ad occhio nudo. Nel parossismo esplosivo del 1946 è stata misurata la velocità di espansione degli strati gassosi esterni: 5000 Km/s. Recenti studi attribuiscono a questa stella la distanza di 2600 anni luce e una luminosità di 200 mila Soli, quando tocca il massimo, di 40-50 al minimo. Le esplosioni ricorrenti potrebbero essere spiegate con la presenza di una stella blu in orbita intorno a una gigante rossa. La stella blu, più piccola e meno luminosa, ma ugualmente massiccia, strappa materia alla rossa, in quanto si muove praticamente a contatto con la regione esterna della gigante, presso i “punti di Lagrange“.
Infine sulla Corona c’è da segnalare un ammasso di 400 galassie tutte molto deboli, mediamente di magnitudine 16,5. L’ammasso è molto compatto, altro indizio di una grande distanza. La velocità di allontanamento raggiunge i 21.000 Km/s. Se ne può dedurre una distanza di circa 1, 3 miliardi di anni luce.
Stella per Stella di Piero Bianucci pagine 106-108