Due ammassi aperti e una nebulosa planetaria nei Gemelli

La costellazione dei Gemelli è situata ai margini della Via Lattea invernale ed è individuabile con facilità a nord – est della stella Betelgeuse e a sud di Capella. La coppia di stelle Castore e Polluce (Alfa e Beta)  ne costituisce l’asterismo più evidente ma non è difficile riuscire a scorgere con chiarezza l’intera figura mitologica (i Gemelli appartengono al gruppo di 48 costellazioni antiche elencate da Tolomeo nell’Almagesto) poichè è delineata da stelle relativamente brillanti. Tra queste Wasat, la delta, è una doppia in cui la primaria di magnitudine +3,6 possiede una compagna di magnitudine 8,2. Nelle sue vicinanze nel febbraio del 1930 venne scoperto Plutone. Zeta è una delle più brillanti variabili pulsanti di tipo cefeide: la sua luminosità varia di 0,6 magnitudini in poco più di 10 giorni. Eta è invece una semiregolare che in circa 230 giorni varia di alcuni decimi di magnitudine. Attorno alla stella Tau, una gigante giallo arancione oltre 100 volte più luminosa del Sole e distante circa 300 anni luce, è stato scoperto un pianeta 20 volte più massiccio di Giove.
Ammassi aperti: M 35 e NGC 2158
Poco più di due gradi a nord ovest di Eta Geminorum è individuabile l’ammasso di stelle M 35. L’ammasso è visibile senza difficoltà con un binocolo ma è con uno strumento di 15 o 20 centimetri di diametro che da il meglio di sé. Un telescopio è indispensabile anche per osservare NGC 2158 un ammasso situato mezzo grado a sud-ovest di M 35 e decisamente più difficile da risolvere.
La nebulosa planetaria NGC 2392
Situata poco più di 2 gradi a sud – est della stella Delta Geminorum, NGC 2392 è un bell’esempio di nebulosa planetaria osservabile con relativa facilità anche con piccoli strumenti amatoriali. La sua distanza è stimata in 5000 anni luce.
Tratto da “La costellazione dei Gemelli” Orione numero 260 pagina 64

Stelle e pianeti nell’Unicorno

L’Unicorno è una costellazione quasi invisibile ad occhio nudo, per via delle poche stelle qua presenti con una magnitudine apparente inferiore a 4,0: infatti, la α Monocerotis ha una magnitudine pari a 3,93 e α Monocerotis di 3,94, mentre tutte le altre visibili ad occhio nudo sono di quarta e quinta grandezza; oltre a ciò si aggiunge la vicinanza di tre brillantissime costellazioni, Orione ad ovest, il Cane Minore a nordest e il Cane Maggiore a sud. Nonostante ciò, è facile da trovare nel cielo invernale, poiché si trova “incastonata” fra le stelle dell’asterismo del Triangolo d’Inverno, formato dalle brillanti stelle Betelgeuse, Sirio e Procione. La costellazione è attraversata da un ramo debole ma esteso di Via Lattea. Il periodo più propizio per la sua osservazione nel cielo serale ricade nei mesi fra dicembre e aprile, in cui è visibile dopo il tramonto.
Stelle principali

  • β Monocerotis (nota come Cerastes, con evidente riferimento al “corno” dell’animale) è una notevole stella tripla, risolvibile con un piccolo telescopio; le tre componenti poste ai vertici di un triangolo. Le loro magnitudini apparenti sono 4,7, 5,2 e 6,1. William Herschel scoprì questo sistema nel 1781 e lo descrisse come una delle viste più belle dei cieli.
  • α Monocerotis (Lucida) è una stella arancione di magnitudine 3,94, distante 144 anni luce.
  • γ Monocerotis (Tempestris) è una stella arancione, di magnitudine 3,99, distante 644 anni luce.

La ε Monocerotis è una stella doppia; le componenti presentano magnitudini apparenti pari a 4,5 e 6,5.
La S Monocerotis, o 15 Monocerotis, è una stella variabile blu-bianca situata al centro di NGC 2264. La sua variabilità è comunque modesta. Ha una compagna di magnitudine 8.
La V838 Monocerotis è un’altra stella variabile che ha avuto un outburst, un forte e improvviso aumento di luminosità, il 6 gennaio 2002.
Sistemi planetari
Nell’Unicorno è stato scoperto il primo pianeta transiente mai osservato: si tratta di COROT-1b, individuato nel maggio del 2007 in orbita ad una stella distante oltre 1500 anni luce; si tratta di un pianeta gioviano caldo con una massa di poco superiore a quella di Giove e con un periodo di rivoluzione di soli 1,5 giorni terrestri. Nella costellazione sono stati poi scoperti altri pianeti transienti, e in particolare è stato scoperto il sistema di COROT-7, che conta due pianeti confermati.
Ulteriori informazioni negli articoli: Il profondo cielo nell’Unicorno del 2 gennaio 2011 e Tutto cominciò con 12 Monocerotis … del 29 gennaio 2012.

Tutto cominciò con 12 Monocerotis …

Nella Costellazione dell’Unicorno si trovano magnifici oggetti deep-sky, uno per tutti la celebre nebulosa NGC 2237, conosciuta con il nome di Rosetta, un oggetto dalla duplice natura, stellare e gassosa.
NGC 2244, l’ammasso aperto situato al centro di questa che appunto conosciamo con il nome di Nebulosa Rosetta, si crede che sia stato scoperto nel 1690 da John Flamsteed (1646-1719), che sul muso dell’Unicorno presente nel suo Atlas Coelestis annotò la posizione della stella (la 12 Monocerotis) più luminosa dell’ammasso.
In ogni modo Flamsteed vide solo quella stella e non tutto l’insieme, così che lo scopritore ufficiale deve essere considerato William Herschel che il 24 gennaio 1784 riuscì a identificare con chiarezza il minuscolo gruppetto di stelle, senza però riportare alcunché sulla nebulosa.
Distante 5200 anni luce e con una dimensione angolare di circa 20’, l’ammasso è composto da un centinaio di stelle giovanissime (appena 2 milioni di anni la loro età) che brillano fra la sesta e la tredicesima magnitudine; ed è proprio la radiazione ultravioletta emessa da queste caldissime stelle di tipo O e B appena nato, ad ionizzare la nebulosità circostante e a creare la cavità attraverso la quale si rendono visibili, spazzando via i gas circostanti tramite l’azione dl vento stellare. Cavità che continuerà ad espandersi finché le stelle dell’ammasso non saranno completamente libere da ogni residuo.
Grazie ad una magnitudine integrata di +4,8, NGC 2244 risulta visibile abbastanza agevolmente anche ad occhio nudo, da località non inquinate da luci artificiali. E’ composto da stelle per la maggior parte bianche e azzurre disposte in una caratteristica forma rettangolare; la più brillante è la 12 Monocerotis, una gigante gialla di magnitudine +5.8, che tuttavia non appartiene all’ammasso essendo circa dieci volte più vicina delle vere componenti.
La nebulosa
Il New General Catalogue considera Rosetta come un insieme di parti indipendenti. La sigla NGC 2237, spesso utilizzata per identificare l’intera nebulosa, sta ad indicare in realtà soltanto l settore a nordovest dell’ammasso centrale. NGC 2238 è invece un piccolo addensamento appena più a sud e NGC 2239 non è altro che l’ammasso NGC 2244, indicato due volte con nomi diversi a causa di un errore di posizione fatto da John Herschel; ciò contribuisce a causare confusione dato che alcune mappe e atlanti celesti assegnano invece questa sigla all’intera nebulosa. La sigla NGC 2246 infine si riferisce alla sola parte di nordest.
Questa classificazione un po’ caotica rispecchia l’andamento delle osservazioni condotte nell’arco di diversi decenni dopo la scoperta di Herschel. Il primo a parlare di un accenno di nebulosità fu nel 1864 l’astronomo tedesco Albert Marth, seguito dall’americano Lewis Swift (1820-1913) che nel 1871 osservò gran parte della nebulosa e da Edward E. Barnard che all’insaputa degli studi precedenti nel 1884 individuò tutta la regione occidentale (NGC 2237). In seguito ancora Swift, nel 1886, condusse uno studio sistematico trovando vari settori nebulosi anche nel quadrante orientale (NGC 2246), finché negli anni Novanta, insieme a Barnard, non realizzò che tutte le singole nebulosità erano parte di un’unica complessa struttura.
NGC 2244 (A.R. 06 31 53 – Dec. +04 55 48) si trova a 5200 anni luce. La dimensioni angolari fisiche sono di 30 anni luce.
NGC 2237/39 (A.R. 06 31 30 – Dec. +04 58 50) si trova a 5200 anni luce. Le dimensioni angolari fisiche sono di 120 anni luce.
Da: Coelum 155/2012 La rosa d’inverno di Salvatore Albano pagine 54 – 56)

I segreti del gigante Orione

Dopo le stelle (vedi articolo “Le stelle più belle di Orione) ecco inoltrarci nel profondo cielo della costellazione di Orione.
Di IC 434 – Barnard 33 Nebulosa Testa di Cavallo abbiamo già parlato nel nostro articolo “Il Catalogo Barnard” pubblicato lo scorso 22 marzo. La Nebulosa Testa di Cavallo è una nebulosa oscura che si trova appunto nella costellazione di Orione. La nebulosa si trova appena sotto Alnitak, la stella più a est della Cintura di Orione. È parte di un turbine di gas e polveri, sagomato come la testa di un cavallo, da qui il nome. È una delle nebulose maggiormente riconoscibili e note del cielo, anche se è difficile poterla osservare visualmente: la sua forma caratteristica si può individuare solo attraverso le fotografie dell’area. La prima foto della nebulosa risale al 1888.
NGC 1976 – M 42 è la Grande Nebulosa di Orione, la più bella visibile in cielo. E’ possibile notarla anche ad occhio nudo come una macchia nebbiosa. Si tratta di una delle nebulose diffuse più brillanti del cielo notturno. E’ posta a sud del famoso asterismo della Cintura di Orione al centro della cosiddetta Spada di Orione. Si trova ad una distanza di circa 1.270 anni luce dalla Terra, si estende per circa 24 anni luce. E’ la regione di formazione stellare più vicina al Sistema Solare (vedi anche articolo Da Messier 41 a Messier 50” pubblicato lo scorso 25 maggio).
M 43 o Nebulosa de Mairan è una nebulosa diffusa. Si tratta di una parte, la più settentrionale, della grande Nebulosa di Orione dalla quale è separata solo apparentemente da una banda di nebulosità oscure; M43 avvolge la giovane e irregolare NU Orionis.
NGC 1977 è una nebulosa ad emissione e fa parte del complesso nebuloso molecolare di Orione. La fonte di ionizzazione dei gas della regione è principalmente la stella azzurra 42 Orionis di magnitudine 4.6.
NGC 1981 è un ammasso aperto a nord di NGC 1977. Contiene circa 20 stelle molto luminose e si trova a circa 1500 anni luce da noi. Al suo interno è localizzata da doppia Struve 750 con le componenti di magnitudine 6.5 e 8.5.
NGC 2068 – M 78, di cui abbiamo parlato nell’articolo “Nel cuore di Messier 78” pubblicato lo scorso 30 giugno, è una nebulosa che può essere facilmente individuata a 2.5° a NNE della stella Zeta Ori, Alnitak. M 78 fa parte di un gruppo di nebulose ed è resa luminosa da una coppia di stelle catalogate HD 38563A e HD 38563B di magnitudine 10. L’estensione reale della nebulosa è pari a circa 4 anni luce. Vi si trovano molte stelle variabili del tipo T Tauri, ossia giovani stelle in formazione, come pure diversi oggetti Herbig-Haro. Fa parte del complesso nebuloso molecolare di Orione. Nel gennaio del 2004 la stella V1647 Orionis, una giovane variabile eruttiva situata sul bordo nordoccidentale della nube, subì un improvviso picco di luminosità, illuminando una parte dei gas della nube, che fu chiamata Nebulosa di McNeil dal nome del suo scopritore: questo evento ebbe notevole importanza nello studio delle dinamiche correlate alle giovani stelle di pre-sequenza principale e fu intensamente studiata per due anni, corrispondenti al periodo in cui mantenne una luminosità superiore alla norma; nell’ottobre del 2005 la sua luminosità scese bruscamente.
Nella costellazione di Orione sono osservabili anche numerosi ammassi aperti, fra questi ricordiamo NGC 2169, NGC 2194, NGC 1662, NGC 2112, NGC 2186.
Già nel precedente articolo (“Le stelle più belle di Orione” del 22 novembre) avevamo parlato della stella Yota Orionis. Si tratta di una stella azzurra di magnitudo 2.8, la più brillante della Spada di Orione. Fu W. Herschel ad accorgersi per primo di questa tenue nebulosa il 31 gennaio 1786 che è oggi conosciuta come NGC 1980; è sufficiente un buon binocolo 20×80 utilizzato da un sito molto scuro per scorgere questa evanescente nube di gas e capire che è legata a M 42 da tenuissime volute di luce.
2 – fine

Le stelle più belle di Orione

Fra le costellazioni invernali già ben visibili c’è senza dubbio l’antica costellazione di Orione di cui abbiamo già parlato molte volte e che sul sito Astronomia.com è possibile osservare con il simulatore di costellazioni in 3D (un programma java, che permette di vedere il tutto in 3 dimensioni).
La costellazione di Orione copre 594 gradi quadrati e contiene ben 120 stelle più brillanti della sesta magnitudine. Si tratta di una costellazione molto antica che fu citata da Omero nell’XI libro dell’Odissea. E’ una delle più belle e conosciute di tutto il firmamento (vedi articolo sul nostro sito “Rapita da Orione”). Contiene la famosa Nebulosa di Orione che rappresenta una vera e propria fabbrica di nuove stelle. E’ facile da rintracciare anche per l’allineamento perfetto delle tre stelle che formano la “Cintura” (vedi il nostro articolo del 15 novembre scorso “Alnitak, Alnilam e Mintaka: la Cintura di Orione”)
Non ci sono dubbi che fra le grandi attrazioni della costellazione troviamo la stella Alfa Orionis, Betelgeuse (anche di questa abbiamo parlato tante volte vedi articoli “Una bolla gigante e rarefatta chiamata Betelgeuse”, “Una nebulosa avvolge Betelgeuse”, “Supernovae vicine sono veramente un pericolo per la Terra?”, “Betelgeuse la supernova che presto esploderà”) che insieme a Sirio e Procione forma lo splendido Triangolo Invernale (vedi articolo Betelgeuse, Procione e Sirio).
Non meno interessante è la stella Rigel (Beta Orionis), una supergigante bianco azzurra che fra le altre cose è la stella più luminosa della costellazione (vedi articolo “La bella Rigel, beta Orionis” pubblicato sul nostro sito il 19 dicembre dello scorso anno).
La stella Gamma si chiama Bellatrix, di magnitudine 1,64, dista dalla Terra circa 250 anni luce. Si individua nella parte centrale della costellazione in corrispondenza della spalla destra del gigante Orione. Si trova a nord rispetto alla Cintura e ad ovest di Betelgeuse con la quale forma la base superiore della figura a forma di clessidra disegnata dalle stelle più brillanti della costellazione.
Le stelle Delta, Zeta e Epsilon (rispettivamente Mintaka, Alnitak e Alnilam) formano la famosa Cintura di Orione un asterismo che come dicevamo prima facilita molto nella ricerca di questo vero e proprio gigante del cielo.
Fra le altre meraviglie (e siamo solo all’inizio) della costellazione troviamo Theta Orionis il Trapezio, una delle stelle multiple più famose del cielo (vedi il nostro articolo “Il Trapezio di Orione”).
E veniamo ora a Saiph (Kappa Orionis) la sesta stella più luminosa della costellazione. La sua magnitudine apparente è 2,05. Essa è posta nella parte sud-est della costellazione, in corrispondenza del piede sinistro del gigante. Si trova infatti a sud rispetto alla cintura di Orione e a est rispetto di Rigel con la quale forma la base della figura a forma di clessidra, costituita dalle stelle più luminose della costellazione.
Posta più o meno alla stessa distanza di Rigel, Saiph appare ad occhio nudo meno luminosa di Rigel (che ha magnitudine apparente 0,12). Tuttavia più che a una minore luminosità intrinseca, ciò è dovuto al fatto che, appartenendo Saiph alla classe spettrale B0,5 contro la B8 di Rigel, la prima emette molta più radiazione nell’ultravioletto e meno nel visibile della seconda. Se consideriamo la radiazione totale emessa dalle due stelle, allora esse hanno luminosità comparabili: Saiph è circa 30.000 volte più luminosa del Sole, mentre Rigel è 40.000 volte più luminosa. Le due stelle fanno forse parte della stessa associazione OB, come molte altre stelle della costellazione. Questo significherebbe che sono nate dalla stessa grande nube di gas.
Questa elevata luminosità è causata dalla combinazione di due fattori: un’alta temperatura superficiale e un grande raggio. Saiph ha una temperatura superficiale di circa 26.000 K, che le conferisce un colore blu, e un raggio circa 22 volte quello solare. La massa è stimata essere 16 ± 1 volte quella solare. Stelle così massicce bruciano molto velocemente il loro combustibile nucleare: Saiph potrebbe essere vecchia circa 10 milioni di anni, ma ha già esaurito o sta per esaurire l’idrogeno presente nel suo nucleo. Il rallentamento delle reazioni nucleari all’interno di Saiph ha da poco determinato la sua fuoriuscita dalla sequenza principale. Essa è classificata infatti come supergigante blu. Saiph ha già intrapreso il cammino che la porterà a diventare una supergigante rossa e vista la sua massa elevata, il suo destino finale è quello di esplodere in una supernova. Come tutte le supergiganti, Saiph emette un potente vento stellare.
Sigma Orionis è un sistema multiplo di cinque stelle, che dista da noi circa 1100 anni luce. La stella primaria, Sigma Orionis AB, è a sua volta una binaria visuale le cui due componenti distano 0,25 secondi d’arco l’una dall’altra. La più brillante, Sigma Orionis A, è una calda nana blu di tipo O, con una magnitudine apparente di +4.2 che la rende una delle stelle più luminose conosciute. Sigma Orionis B è una stella di tipo B con una magnitudine apparente di +5.1. Entrambe le componenti orbitano attorno alle altre ogni 170 anni, con una separazione di 90 UA. A e B hanno superfici molto calde, attorno 32.000 K per la prima e 29.600 K per la seconda, con una luminosità rispettivamente 35.000 e 30.000 quella del Sole. Hanno masse rispettivamente di 18 e 13,5 masse solari, il che fa di Sigma Orionis AB una delle più massicce binarie visuali conosciute.
La coppia successiva nel sistema è Sigma Orionis DE, che distano rispettivamente 4.600 e 15.000 UA dal gruppo AB. Entrambe sono stelle di tipo B, con magnitudini di 6.62 per D e 6.66 per E. Sigma Orionis E è il prototipo di un tipo di stelle “ricche di elio”.
L’ultima stella del sistema è Sigma Orionis C, una stella bianca di tipo A. È la più vicina al sistema AB (circa 3.900 UA da questo).
Sigma è la stella che illumina i gas della nebulosa dove si vede per contrasto il profilo della “Testa di Cavallo”.
Per quanto riguarda la stella Yota Orionis rimandiamo all’articolo “Yota Orionis e NGC 1980” pubblicato sul nostro sito lo scorso 5 settembre.
La prossima volta parleremo degli oggetti di profondo cielo.
1 – continua

Gli occhi di Lince di Hevelius

Il famoso astronomo polacco Johannes Hevelius nacque a Danzica il 28 gennaio 1611 da una ricca famiglia di produttori di birra. Studiò giurisprudenza a Leida, viaggiò in Inghilterra e Francia e nel 1634 tornò nella città natale per lavorare nell’impresa di famiglia; a breve divenne anche consigliere comunale. Dal 1639, però, il suo interesse principale fu l’astronomia, sebbene per tutta la vita ricoprì un ruolo importante nella vita pubblica cittadina. Nel 1641 costruì a casa sua un osservatorio, fornito di uno splendido equipaggiamento strumentale, incluso un telescopio. L’osservatorio fu visitato, il 29 gennaio 1660, dal Re Giovanni II Casimiro di Polonia e dalla Regina Maria Gonzaga.
Hevelius fece osservazioni sulle macchie solari e dedicò quattro anni alla mappatura della superficie lunare pubblicando i suoi risultati in Selenographia nel 1647, un lavoro per il quale si guadagnò il titolo di “fondatore della topografia lunare”. Negli anni seguenti scoprì quattro comete (1652, 1661 1672 e 1677) e teorizzò la loro rivoluzione in traiettorie paraboliche attorno al Sole.
Il 26 settembre 1679 il suo osservatorio, gli strumenti e i suoi libri, furono distrutti da un incendio e la catastrofe venne descritta nella prefazione al suo Annus climactericus (1685). Riparò prontamente il danno giusto in tempo per poter osservare la Grande Cometa del dicembre 1680. Ma la sue condizioni di salute si aggravarono e morì il 28 gennaio del 1687.
In un atlante di 56 carte celesti, Firmament urn Sobiescianum (1690), Hevelius delineò undici nuove costellazioni, sette delle quali ancora in uso (Cani da Caccia, Leone Minore, Scudo, Volpe, Lucertola, Lince, Sestante); stampò il libro a casa propria e lui stesso disegnò e incise molte delle tavole.
Fra le costellazioni introdotte da Hevelius c’è anche la Lince (in latino Lynx, abbreviato in Lyn). Si tratta di una debole costellazione settentrionale e il suo nome deriva dal fatto che occorrono gli occhi di una lince per vederla.
La Lince occupa una regione di cielo ad est dell’Auriga particolarmente oscura e priva di stelle appariscenti, esattamente come la vicina costellazione della Giraffa; la sua individuazione è così possibile solo sotto un cielo buio e non inquinato. L’unica stella appariscente è la alfa Lyncis di magnitudine 3,1, che però si trova sul bordo sudorientale della costellazione, ai confini con il Cancro e col Leone. Si tratta di una gigante arancione che si trova a 222 anni luce da noi. Le restanti stelle sono di quarta e quinta grandezza.
Il periodo più propizio per l’osservazione della Lince nel cielo serale è compreso fra i mesi di novembre e maggio.
Una curiosità: 10 Ursae Majoris riporta una nomenclatura appartenente a un’altra costellazione, sebbene ricada nei confini della Lince; si tratta di una nana gialla di magnitudine 3,96, distante 54 anni luce.
La Lince contiene pochi oggetti brillanti; un oggetto del profondo cielo degno di nota è il Vagabondo intergalattico, NGC 2419, il più distante ammasso globulare conosciuto appartenente alla Via Lattea. Fra le galassie, la più brillante è NGC 2683 sul confine con il Cancro: si tratta di una galassia spirale vista quasi perfettamente di taglio, visibile anche con un piccolo strumento amatoriale sotto un cielo buio.
Una stella per amica
Vedi anche gli articoli Le 88 costellazioni dell’IAU pubblicato sul nostro sito il 02 agosto 2011 e Un cielo sempre più grande pubblicato sul nostro sito il 30 luglio 2010

Questa è la storia del Granchio che sfidò Eracle

Il Cancro copre 506 gradi quadrati ed è la più piccola della fascia zodiacale. Risulta facile da rintracciare in quanto si trova fra le stelle Regolo (alfa del Leone) e Polluce (beta dei Gemelli). Al suo interno si trova uno degli ammassi aperti più interessanti di tutto il cielo. Un tempo, il Sole raggiungeva la posizione più alta in cielo proprio in questa costellazione infatti il 21 giugno “solstizio d’estate” il Sole a mezzogiorno è perpendicolare nel cielo alla latitudine di 23,5°. Tale latitudine viene chiamata Tropico del Cancro. Per effetto della precessione degli equinozi in questa data il Sole non si proietta più nel Cancro ma si è spostato nei Gemelli il nome è però stato conservato.
Il Cancro appartiene alle costellazioni che erano già note nell’antichità. Dal punto di vista mitologico è legato alle avventure dell’eroe greco Eracle. Quando Erale lottò contro l’Idra – un mostro simile ad un serpente dalle molte teste – si trovò in una situazione difficile. Per ogni testa della bestia che veniva tagliata ne nascevano due nuove, che subito lo aggredivano. Per metterlo ancora più in difficoltà, dalle paludi comparve un granchio gigante, che lo attanagliò con forza al piede. Eracle non perse tempo con l’alleato dell’Idra e lo schiacciò. Si dice che Era, moglie di Zeus, abbia voluto sfruttare questo combattimento per eliminare Eracle, da lei odiato in quanto figlio illegittimo del marito. Anche se il granchio (o Cancro) ebbe un ruolo marguinale nella storia di Eracle, Era per ringraziarlo della sua eroica impresa lo pose come costellazione tra le stelle del cielo. Lì si trova in compagnia dell’Idra e di altri mostri vinti da Eracle.
I nomi delle due stelle gamma e delta Cancri che affiancano l’ammasso aperto M44 risalgono ad antichi miti. I loro nomi latini sono Asellus Borealis e Asellus Australis.
La stella alfa della costellazione del Cancro si chiama Acubens. Dista 174 anni luce ed ha magnitudine apparente 4,26 e assoluta 0,63 (46 volte il Sole), massa e diametro 2,1 e 3,3 volte quelli del Sole. La sua classe spettrale è A5, la temperatura superficiale 7900 K.
Asellus Borealis è distante 158 anni luce, ha magnitudine apparente 4,66 e assoluta 1,23 (26 unità solari). La classe spettrale è A1IV, la temperatura di 9500 K. Il diametro vale 1,9 volte quello del Sole, la massa è di 2,3 masse solari.
Asellus Australis è distante 136 anni luce, ha magnitudine apparente 3,94 e assoluta 0,84 (38 unità solari). La classe spettrale è K0III, la temperatura di 4700 K, la massa e il raggio valgono rispettivamente 1,8 e 12 volte quelli del Sole.
Tegmine, la stella zeta, è un sistema multiplo. Nota come doppia, scoperta da Tobias Mayer nel 1756, fu considerata tale fino al 1781 quando William Heschel scoprì la terza componente. Il sistema è distante 83 anni luce e ha magnitudine totale 4,67. La coppia stretta forma un sistema con un periodo orbitale di 59,7 anni. I colori sono gialli per entrambe, le magnitudini sono 5,44 e 6,01, la separazione reale media è di 22,5 U.A. poco più della distanza di Urano dal Sole. Gli spettri sono F8V e G5V, le temperature 6300 e 5400 K, le masse e i diametri entrambi rispettivamente 1,2 e 0,9 volte quelli solari. La terza componente, che appare bianca, di magnitudine 6,20 orbita attorno alla coppia stretta in un periodo di 1150 anni. La separazione reale media è di 203 U.A. I suoi parametri sono simili a quelli della stella più debole della coppia stretta. Le magnitudini assolute delle tre stelle sono rispettivamente 3,4-3,97 e 4,16. Ma il sistema è in realtà quadruplo perché l’ultima stella ha un compagno invisibile evidenziato astro metricamente che le orbita attorno in 17,64 anni. La separazione fra le due stelle vale 6,5 U.A. e il corpo invisibile è probabilmente una nana bianca.
L’oggetto più interessante della costellazione è l’ammasso aperto M44 (NGC2632), chiamato anche Presepe o Alveare. E’ uno degli ammassi stellari a noi più vicini (500 anni luce circa).
Un altro ammasso aperto è M67 (NGC2682) e si trova a ovest della stella alfa.
Altre informazioni su M 44 nell’articolo Da Messier 41 a Messier 50 del 25 maggio 2011

Il profondo cielo nell’Unicorno

L’Unicorno ricade nella Via Lattea in un tratto non molto appariscente, ma ricchissimo di oggetti galattici. La sua parte più settentrionale, nell’emisfero boreale, contiene quelli più interessanti.
Tra gli ammassi aperti vanno segnalati innanzitutto M 50 e NGC 2232 entrambi nella parte australe della costellazione. Il primo è stato notato dal Messier, che lo inserì nel suo catalogo; il secondo è più debole. Un gran numero di ammassi minori si addensano specialmente nella parte settentrionale e al confine con il Cane Maggiore.
L’oggetto più notevole della costellazione è invece la celebre Nebulosa Rosetta al cui interno si trova l’ammasso aperto NGC 2244 che la illumina; è una nube molecolare gigante di idrogeno ionizzato in cui si formano nuove stelle. Poco più a nord è visibile un altro oggetto molto conosciuto, la più debole Nebulosa Cono (NGC 2264); questa nebulosa, debole ma molto estesa, si sovrappone ad un ammasso aperto, formato da due concatenazioni di stelle congiunte in un vertice, caratteristica che gli vale in nome di Ammasso Albero di Natale. Una curiosità è invece fornita dalla nebulosa NGC 2261, la Nebulosa Variabile di Hubble, soggetta ad oscillazioni di luminosità nel corso del tempo; assieme alla Nebulosa Cono fa parte di un grande complesso nebuloso in cui è attiva la formazione stellare, il Complesso nebuloso molecolare di Monoceros OB1. Un’altra regione di formazione stellare ben nota e studiata si trova sul bordo sudoccidentale della costellazione, al confine con Orione; si tratta del Complesso nebuloso molecolare di Monoceros R2, la cui caratteristica più notevole è la presenza di un gran numero di nebulose a riflessione illuminate della stelle più calde e massicce dell’associazione. Infine, a sud, è presente un vasto complesso nebuloso centrato sulla nebulosa IC 2177, la Nebulosa Gabbiano, che sconfina nel Cane Maggiore; ad essa sono associate alcune stelle calde e massicce, che compongono l’associazione Canis Major OB1, immerse in piccole nebulose a riflessione.

Il profondo cielo delle gelide notti invernali

Ventiquattro oggetti di profondo cielo visibili in inverno. Cominciamo dal primo.
Melotte 20 (Per) è un ammasso aperto a 600 anni luce da noi che appare sotto forma di una “S”. Mirfak, alfa Per, ne è la componente più luminosa. Si tratta di una supergigante di colore bianco – giallo, di spettro F5 e luminosità assoluta pari a circa 20 mila volte quella del Sole. Questa giovane stella massiccia sta esaurendo l’idrogeno nel proprio nucleo ed ha già iniziato ad allontanarsi dalla sequenza principale per percorrere le fasi evolutive avanzate. Tra “poche” decine di milioni di anni Mirfak esploderà come una violentissima supernova, a soli 600 anni luce da noi.
Messier 45 (Tau) è l’ammasso aperto più conosciuto di tutto il cielo: le Pleiadi. E’ l’oggetto più luminoso del catalogo di Messier: sotto un cielo limpido, una vista normale riesce a distinguere sei o sette stelle. E’ quasi impossibile non notare le Pleiadi, nel freddo cielo invernale. I nomi delle cinque stelle principali, da est verso ovest sono: Atlante, Alcione, Merope, Maia e Elettra. Messier 45 è uno spettacolo veramente unico. La debole nebulosità azzurra che avvolge l’ammasso, in particolare Merope che è la stella brillante più a sud, è stata scoperta dall’astronomo italiano Ernesto Guglielmo Tempel nel 1859.
NGC 1528 (Per) è un ammasso aperto a 2600 anni luce di distanza. Il diametro reale è di 18 anni luce; la sua stella più brillante è di colore azzurro ed appare di magnitudine 8,8.
IADI (Tau) è l’ammasso aperto a noi più vicino (si trova a soli 150 anni luce di distanza). Si presenta in cielo ad ovest della luminosa stella Aldebaran (alfa Tau) che però non fa parte dell’ammasso e si trova molto più vicina a noi (è posta a 65 anni luce).
NGC 1647 (Tau) è un ammasso aperto formato da un gran numero di componenti che si trova a 1300 anni luce. Il diametro reale è di 24 anni luce.
Messier 79 (Lep) – La costellazione della Lepre giace, forse un po’ trascurata, a sud di Orione e a ovest di Sirio. Ci sono alcune stelle doppie interessanti: anzitutto gamma Lep formata da due stelle nane – paragonabili al Sole – lontane soltanto 26 anni luce, di magnitudine 3,6 e 6,2. L’ammasso globulare Messier 79 è situato a sud di beta Lep, poco più di mezzo grado ad est della stella doppia ADS 3954 le cui componenti di magnitudine 5,4 e 6,6. La denominazione ADS sta per “Aitken Double Star” e si riferisce al New General Catalogue of Double Stars redatto da Robert Grant Aitken nel 1932, comprendente ben 17.180 stelle doppie.
Messier 38 (Aur) è un ammasso aperto, rintracciabile in piena Via Lattea a nord di beta Tau; verso sud est si può vedere prima l’ammasso aperto Messier 36 e anche l’ammasso aperto Messier 37. Questi tre ammassi sono realmente abbastanza vicini tra loro nello spazio, in quanto separati da meno 400 anni luce. Messier 38 si trova a 4300 anni luce e il diametro reale è di 26 anni luce.
Messier 1 (Tau) è la famosa nebulosa Granchio residuo della supernova apparsa nel 1054. Al suo interno vi è una pulsar che è una sorgente di onde radio, di raggi X e di raggi gamma. Visualmente appare circa di magnitudine 16, ma rapidamente variabile: essa infatti ruota su se stessa oltre 32 volte al secondo. I filamenti si espandono nello spazio alla velocità di oltre 1300 km/sec. Messier 1 si trova a 6300 anni luce.
Messier 42 (Ori) è forse l’oggetto più famoso dell’intera volta stellata, la cui immagine è presente in tutti i libri di divulgazione economica, si tratta infatti della famosa Nebulosa di Orione. Dopo le Pleiadi è il secondo oggetto più luminoso del Catalogo Messier. Al suo interno vi è un ammasso aperto, soprannominato “Trapezio” per la sua caratteristica forma: le quattro stelle principali sono di magnitudine 5,1; 6,7; 6,7 e 7,9. Si tratta di luminosissime supergiganti blu di tipo O, due delle quali sono di luminosità variabile. Sono inoltre presenti due componenti più deboli di mag. 11,1 e 11,5.
Messier 43 (Ori) è la porzione nord della grande nebulosa di Orione, Messier 42. All’osservazione visuale si mostra come una stella di magnitudine 6,9 attorniata da una nebulosità pressappoco circolare. L’intero complesso, che come noto rappresenta uno dei luoghi della nostra Galassia, in cui sta attualmente avvenendo la formazione di nuove stelle, è costituito da rarefatto gas caldo e luminoso – principalmente idrogeno – frammisto a vaste masse di polvere; si trova a 1950 anni luce.
Messier 36 (Aur) – La costellazione dell’Auriga contiene tre vistosi e splendidi ammassi aperti, disposti quasi esattamente in fila. Messier 36 occupa la posizione centrale. Messier 36 si trova a 4150 anni luce.
Messier 78 (Ori) – In direzione della costellazione di Orione, a circa 2000 anni luce di distanza, vi è un enorme complesso di nubi molecolari in gran parte fredde ed oscure, dalle quali occhieggiano alcune note nebulose ad emissione: Messier 42 e Messier 43, nonché la più debole IC 434 su cui si proietta la famosa nebulosa oscura B 33 Testa di cavallo. Nel complesso di Orione vi è la nebulosa a riflessione Messier 78.
Messier 37 (Aur) – Dei tre principali ammassi aperti presenti entro i confini della costellazione dell’Auriga, scoperti da Messier, questo è il più esteso e soprattutto il più ricco. Si trova a 4400 anni luce.
Messier 35 (Gem) è uno degli ammassi aperti più ricchi visibili nell’emisfero boreale; si trova a 2850 anni luce.
NGC 2244 (Mon) è un giovanissimo ammasso aperto formato da molte stelle, fra cui alcune particolarmente luminose che sono straordinarie supergiganti blu di spettro O quasi 20.000 volte più luminose del Sole. NGC 2244 si trova a 5500 anni luce. La stella più luminosa a sud – est è 12 Mon di colore arancione e mag. 5,8 che però non fa parte dell’ammasso. Ed è molto più vicina a noi. NGC 2244 si trova immerso dentro la famosa “Nebulosa Rosetta”, ovvero NGC 2237-9.
NGC 2264 (Mon) – Un tesoro nascosto nella costellazione dell’Unicorno ecco un luminoso ammasso aperto racchiuso dentro una vasta nebulosa ad emissione. L’ammasso aperto è visibile molto facilmente in quanto la sua stella più luminosa possiede un numero di Flamsteed, si tratta di 15 Mon di magnitudine 4,7 e colore intensamente blu-azzurro. Si tratta di una straordinaria supergigante di spettro O7 che possiede una compagna di mag. 7,9. A sud di 15 Mon vi è una piccola porzione della nebulosa che, per la sua caratteristica forma, è soprannominata “Nebulosa Cono”.
Messier 41 (CMa) è un vasto ammasso aperto che si trova a 2300 anni luce.
Messier 50 (Mon) – La costellazione dell’Unicorno (Monoceros in latino) è situata ad est di quella di Orione. Messier 50 si trova a 2950 anni luce e un diametro reale di 14 anni luce.
Messier 47 (Pup) è un facile ammasso aperto localizzabile in piena Via Lattea. Si trova a 1550 anni luce e ha un diametro reale di 14 anni luce.
Messier 46 (Pup) – La costellazione della Poppa della Nave Argo, situata ad est di Sirio, è a torto poco conosciuta, eppure essa è molto ricca di oggetti interessanti, in particolar modo di ammassi aperti. Messier 46 si trova a 5400 anni luce e ha un diametro reale di 42 anni luce.
Messier 93 (Pup) è un ammasso aperto immerso in un ricco campo di stelle; si trova a 3600 anni luce.
Messier 48 (Hya) è un esteso ammasso aperto a 2000 anni luce. La vasta costellazione dell’Idra è spesso poco conosciuta: eppure la sua parte più settentrionale che passa ben alta in cielo al di sopra dell’Equatore Celeste, è posta immediatamente sotto il Cancro.
Messier 44 (Cnc) è un famoso ammasso aperto situato fra le stelle gamma e delta Cnc: è un oggetto piuttosto vicino benché non particolarmente ricco e luminoso. E’ soprannominato Alveare oppure Presepe o Mangiatoia, assumendo che gamma e delta Cnc rappresentino i due asinelli.
Messier 67 (Cnc) è un ricco ammasso aperto che si trova a 2600 anni luce. Si tratta di uno degli ammassi aperti più vecchi della Galassia: il suo diagramma di H-R assomiglia infatti notevolmente a quello di un antico ammasso globulare. A causa dell’età superiore ai 3 miliardi di anni, anche le componenti la cui massa è di poco superiore a quella del nostro Sole stanno ormai abbandonando la sequenza principale, iniziando a risalire lungo il ramo delle giganti rosse.
Tratto da “Quattro stagioni nel profondo cielo” (Orione)

La corsa della Lepre

La Lepre è una costellazione meridionale di 290 gradi quadrati, che si trova subito sotto Orione, e forse rappresenta la lepre che egli sta cacciando. Interessante è il fatto che fosse già nota con questo nome non solo nell’antica Grecia, ma anche nel mondo arabo. La Lepre è una costellazione piccola ma piuttosto appariscente e la sua individuazione è estremamente facilitata dalla presenza della brillante Orione, pochi gradi più a nord.
La stella alfa, Arneb, è una gigante bianca di grandezza 2.6 distante oltre 900 anni luce e 6000 volte più brillante del Sole; una debole compagna di 11a è presente a 36 secondi d’arco verso sud-est. La stella beta, Nihal, costituisce invece un sistema multiplo formato da 5 stelle denominate beta Leporis A, B, C, D ed E. La componente A è la più brillante, con una magnitudine di 2.8; si tratta di una gigante gialla distante poco più di 300 anni luce, di spettro simile a quello del Sole, ma con una luminosità 550 volte superiore.
Il periodo più propizio per osservare la Lepre ricade nei mesi compresi fra dicembre e aprile; dall’emisfero nord è una delle figure minori più caratteristiche del cielo stellato invernale, mentre dall’emisfero australe appare capovolta ed è tipica dei cieli estivi. La sua relativamente piccola distanza dall’equatore celeste le consente di essere osservata da tutte le regioni abitate della Terra, sebbene si trovi comunque a una declinazione australe.
Fra le stelle di terza grandezza possiamo elencare la Epsilon, gigante rossa distante 160 anni luce e 100 volte più brillante del Sole. Infine la Mu stella bianca leggermente variabile che quando è al massimo di luce supera, sia pur di poco, la stessa Epsilon. L’ampiezza è comunque modesta, non superiore a 0.4 magnitudini e si sviluppa in un periodo di un paio di giorni.
Fra le variabili ricordiamo R Leporis situata verso l’estremità nord-occidentale della costellazione. Si tratta di una variabile tipo Mira che in 432 giorni (poco più di 14 mesi) vede oscillare la sua luminosità tra la 5.5 e la 11.7. La R Lep, scoperta da Hind nel 1845, è oggi nota come Crimson Star o Stella Cremisi per il suo colore rosso cupo che ricorda alcuni astri come la stella granata di Herschel (Mu Cephei) o la TX Piscium. Lo spettro della stella è di tipo C indicante la presenza di marcate righe del carbonio. La temperatura superficiale di R Leporis si aggira sui 2500 gradi Kelvin.
La Lepre giace sul bordo della Via Lattea ma non sufficientemente vicina per contenere ricchi campi stellari; sono tuttavia presenti alcuni oggetti celesti interni alla nostra Galassia. Nella parte meridionale della costellazione è visibile M79, un ammasso globulare molto denso distante 42.000 anni luce e ben visibile anche con un piccolo telescopio come una macchia chiara priva di particolari. Sempre interna alla Via Lattea vi è una celebre nebulosa planetaria IC 418, nota come nebulosa Spirografo a causa della sua forma; le sue dimensioni sono molto ridotte e per notare la sua caratteristica figura occorrono telescopi molto potenti.
Fra gli oggetti esterni alla Via Lattea il più brillante è NGC 1964, una galassia spirale.
Infine HD 33283 una nana gialla simile al Sole attorno alla quale orbita un pianeta di tipo gioviano con una massa stimata in circa un terzo di quella di Giove, disposto su un’orbita piuttosto eccentrica.
(Vedi anche articolo La prima fu Gliese 229B pubblicato l’11 novembre 2010).

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