Alla scoperta del Polo Nord Celeste

Cosa è possibile osservare nel cielo notturno al polo nord celeste?  Ce lo spiega David A. Rodger in un articolo apparso sull’ultimo numero di Orione (quindi affrettatevi se volete vedere tutti gli oggetti proposti!) a pagina 36. In questo articolo forniamo una breve sintesi ma l’originale è completo di cartine molto utili e interessanti e di informazioni più dettagliate.
Le galassie
M 81 e M 82 nell’Orsa Maggiore sono due famose galassie brillanti (di cui abbiamo già parlato più volte anche su questo sito). Ma la regione dell’Orsa Maggiore offre diverse altre galassie notevoli, tra cui M 108, M 101, M 109 e M 51 (la Galassia Vortice) tutte intorno al Grande Carro e NGC 2841 nella zampa anteriore della Grande Orsa. Infine l’articolo segnala anche NGC 5846.
Ammassi stellari
Nel cielo circumpolare nord sono presenti molti ammassi stellari ma pochi sono appariscenti come lo stupendo Doppio Ammasso NGC 869 e NGC 884 nella parte nord di Perseo.
Intorno alla W di Cassiopea potete osservare NGC 457 (l’Ammasso Gufo o ET), NGC 663 (la Falciatrice), M 103 (la A) e il debole ma ricco NGC 7789 (l’ammasso di Carolina Herschel). Come NGC  7789, anche M 52 è molto denso e popolato da stelle di debole luminosità.  NGC 457 e M 39 (nel Cigno) hanno invece meno stelle, ma più brillanti.
La debole costellazione della Lucertola è trascurabile se vista ad occhio nudo, ma è attraversata dalla Via Lattea. Qui si trovano NGC 7243 e NGC 7209 entrambi ben popolati. E’ consigliata anche un’occhiata all’ammasso di 4 stelle, 8 Lacertae, un piccolo arco di stelle con magnitudini da 5,6 a 10.
NGC 1502 nella Giraffa è caratteristico per la sua abbondanza di stelle doppie brillanti. Seguire da vicino la Cascata di Kemble con un binocolo o un piccolo telescopio è un piacere particolare. Questa catena frastagliata di stelle che si estende per 5° fu notata per la prima volta da Padre Lucian Kemble.
Le nebulose planetarie
La nebulosa Occhio di Gatto (NGC 6543) nel Drago è famosa per le stupende foto riprese da Hubble. Altre nebulose planetarie che vale la pena guardare nel cielo circumpolare sono IC 3568 e NGC 1501 nella Giraffa, NGC 40 (la Cravatta a Farfalla) nel Cefeo e M 76 (la Piccola Dumbell) nel Perseo.
Le stelle doppie
Mizar e Alcor nel timone del Grande Carro potrebbero essere una doppia fisica (o forse no), ma Mizar è certamente una vera binaria.
Eta Persei  è una delle doppie più notevoli del cielo. Le più belle stelle doppie di Cassiopea  sono Iota, Sigma e Eta. Cefeo vanta Beta, Delta e Xi. Nel Bootes Kappa e Iota.  E naturalmente non dimenticate la Stella Polare; si tratta di una magnifica doppia dal forte contrasto di luminosità (mag. 2 e 9) e dai colori delicati.

La crescita dei buchi neri supermassicci

Simulazioni al computer potrebbero spiegare il principale metodo di crescita dei buchi neri galattici, in grado di raggiungere masse pari a miliardi di volte quella del Sole. Il segreto starebbe nella cattura delle stelle doppie .
Per quanto si sa, esistono due modi per “nutrire” un buco nero: o con nuvole di gas o con stelle. Non in tutte le galassie è, però, sempre presente del gas, mentre lo sono sicuramente le stelle.
Tuttavia, non è così facile catturare e ingoiare una stella singola da parte di un buco nero. E’ invece molto più facile sfruttare i sistemi binari. E’ un po’ come cercare di colpire una preda con una fionda o con una “bolas”. Nel secondo caso, i proiettili in gioco sono due, legati tra loro da una corda, ed è più facile che colpiscano il bersaglio. Un sistema binario, in cui due stelle orbitano attorno al comune baricentro, è essenzialmente un singolo oggetto con un diametro molto più grande di quello di una stella isolata. Ne consegue che è molto più facile che esso subisca perturbazioni gravitazionali distruttive da parte del buco nero.
Per provare direttamente questo risultato teorico e numerico sono necessari telescopi molto potenti per evidenziare tre segni fondamentali: un numero molto più alto di stelle orbitanti attorno ai buchi neri, più osservazioni di stelle effettivamente “smembrate” dai “cannibali” e un maggior numero di stelle iperveloci rispetto a quelle che sono state viste lasciare la galassia a velocità superiori ai due milioni di chilometri all’ora. Come già visto in questo articolo queste stelle vagabonde si formano quando il buco nero distrugge gravitazionalmente il sistema doppio, inglobando una stella e lanciando la seconda verso lo spazio.
Solo un mese fa si è anche scoperto che la collisione tra due dischi di accrescimento potrebbe aumentare di molto la velocità di caduta di materiale all’interno dei buchi neri.
Tuttavia, la domanda in questo caso sarebbe: “Quanto frequenti sono questi doppi dischi di gas?”. I ricercatori dello Utah pensano che si sappia ancora troppo poco su questa eventualità per considerarla una valida alternativa. I sistemi doppi e il loro modo di comportarsi vicino ai buchi neri sono invece fenomeni ben noti. Nella simulazione dell’Università dello Utah si è considerata l’ipotesi che il 10% delle stelle facciano parte di un sistema doppio. Un’ipotesi molto restrittiva, dato che sappiamo che forse il numero supera il 50%.
Il numero di stelle previste dalla teoria, vicino al centro della Via Lattea, porterebbe al risultato di una stella doppia distrutta (e mangiata) ogni mille anni. Ne segue che negli ultimi dieci miliardi di anni il nostro buco nero avrebbe ingoiato in media 10 milioni di masse solari, più che sufficienti per spiegare la massa misurata pari a 4 milioni di masse solari.
Come già detto, però, per confermare l’ipotesi sarà, comunque, necessario studiare molte più stelle vicino al centro galattico (oggi si osservano solo le più luminose) e scoprire molte più stelle iperveloci.
Insomma, può darsi che i buchi neri galattici siano veramente dei distruttori di famiglie stellari molto unite…
di Vincenzo Zappalà (Astronomia.com)