Toro e Triangolo

Il Toro (in latino Taurus, Tauri abbreviazione Tau) è una delle costellazioni dello zodiaco. È grande e prominente nel cielo invernale boreale, tra l’Ariete ad ovest e i Gemelli ad est; verso nord si trovano il Perseo e l’Auriga, a sudovest Orione e a sudest Eridano e la Balena. La costellazione contiene l’ammasso aperto delle Pleiadi, il più conosciuto e studiato, oltre che il più luminoso fra gli ammassi aperti storicamente riconosciuti come tali;  nel Toro si trova anche l’ammasso delle Iadi, che detiene il primato di ammasso aperto più vicino conosciuto.

Mappa della costellazione
Il Toro è una costellazione di dimensioni medio-grandi situata dell’emisfero celeste boreale, facile da individuare e ben nota. La sua caratteristica più conosciuta in assoluto è la presenza del brillante ammasso delle Pleiadi, il più luminoso ammasso di stelle dell’intera volta celeste;  le Pleiadi, riconoscibili con facilità anche dai meno esperti, si trovano nella parte più occidentale della costellazione e sono ben visibili anche dai cieli cittadini. Il Toro continua in direzione est-sudest verso un altro gruppo di stelle molto noto e luminoso, quello delle Iadi: queste sono sparse su un diametro di cinque gradi quadrati e sono apparentemente dominate da una stella arancione di magnitudine 0,98, chiamata Aldebaran, la più brillante della costellazione e che costituisce l’occhio del Toro.
Verso oriente si estendono poi le corna dell’animale, rappresentate dalle stelle β Tauri (El Nath) e ζ Tauri, poste sul bordo della scia luminosa della Via Lattea. β Tauri in realtà è condivisa con la vicina costellazione dell’Auriga, di cui costituisce uno dei vertici del suo luminoso pentagono.
Lo sfondo della costellazione del Toro è pervaso da un gran numero di stelline di quinta e sesta magnitudine, molte delle quali appartenenti alle Iadi e ad altre estesissime associazioni stellari; tuttavia, esplorando la regione con un binocolo si nota che scarseggiano notevolmente le stelle di magnitudine 7 e 8, specialmente sul lato nord; ciò è dovuto alla presenza di grandi banchi di polveri, facenti parte della Nube del Toro.
Nonostante sia una costellazione boreale, il Toro è ben osservabile da tutte le aree abitate della Terra, grazie alla sua declinazione non molto elevata; il periodo più propizio per la sua osservazione nel cielo serale va da ottobre ad aprile. Nell’emisfero nord è una tipica figura del cielo stellato invernale; il sorgere delle Pleiadi in orari sempre più anticipati nelle prime ore della notte preannuncia l’inizio dell’autunno, mentre la discesa della costellazione ad ovest subito dopo il tramonto del Sole indica l’arrivo prossimo dell’estate.
Stelle principali
Aldebaran (α Tauri) è la stella principale; si tratta di una stella gigante arancione, rappresentante l’occhio del Toro. La sua magnitudine è 0,98, e si trova in un campo ricco di stelle visibili ad occhio nudo, un ammasso noto come Iadi. La sua distanza è stimata sui 65 anni luce.
Elnath (β Tauri) è una stella azzurra in comune con l’Auriga; costituisce uno dei corni del Toro. La stella, di magnitudine 1,65, dista 131 anni luce.
Alcyone (η Tauri) è la stella più brillante dell’ammasso delle Pleiadi; brilla di luce azzurra di magnitudine 2,85, distante 368 anni luce.
ζ Tauri (nota talvolta col nome proprio Alheka) è una stella azzurra che rappresenta il corno meridionale del Toro; ha magnitudine 2,97 e dista 417 anni luce.
Una curiosità la offre la denominazione “34 Tauri”: questa stella venne indicata per la prima volta nell’atlante di John Flamsteed alcuni gradi a ESE delle Pleiadi, lungo la linea dell’eclittica, e ricevette questa denominazione. Oggi nessun atlante astronomico riporta una stella catalogata 34 Tauri, poiché di fatto non esiste: si trattava infatti del pianeta Urano, all’epoca non ancora riconosciuto come tale e scambiato per una stella.

Il Toro è attraversato nella sua parte più orientale dalla Via Lattea; questo fa sì che nella costellazione siano presenti oggetti appartenenti alla nostra Galassia e in particolare gruppi e ammassi di stelle. Tuttavia, gli oggetti maggiori si trovano però nella regione ovest: la regione orientale infatti, e in particolare quella settentrionale, è fortemente oscurata da un grande complesso oscuro, la Nube del Toro, una densa nube molecolare in cui ha luogo la formazione stellare; alla periferia di questo complesso è stata scoperta quella che poi è divenuta la stella prototipo di una particolare classe di stelle giovanissime, la variabile T Tauri.
Il più conosciuto di questi gruppi stellari è sicuramente l’ammasso aperto delle Pleiadi, ben visibile ad occhio nudo e notissimo fin dalle epoche più antiche; si tratta dell’ammasso aperto più luminoso della volta celeste[1] e in alcune culture è persino considerato una costellazione a sé stante. Attraverso un semplice binocolo si osservano una decina di stelle luminose, tutte di colore bianco-azzurro, inframmezzate da alcune decine di stelle più deboli; con strumenti di grande diametro o nelle fotografie è ben evidente anche un esteso complesso di nebulose a riflessione che circonda interamente le sue stelle. Nei pressi della stella Aldebaran si trovano invece le Iadi, un altro ammasso aperto (il più vicino conosciuto), che con la stella forma una V nel cielo che marca la testa del Toro; Aldebaran tuttavia non ne fa fisicamente parte, trovandosi in primo piano sulla sua linea di vista. Un altro ammasso molto meno appariscente ma comunque di facile osservazione, non osservato dal Messier, è NGC 1746, visibile nella parte orientale.
Fra le nebulose spicca la Nebulosa del Granchio (M1), un resto di supernova a nordest di ζ Tauri e visibile con un telescopio; l’esplosione che lo generò fu visibile dalla Terra il 4 luglio 1054 e fu così brillante che rimase visibile in pieno giorno per molti mesi. È stata registrata dai testi storici cinesi e dagli Indiani d’America.
A causa della vicinanza del piano galattico e della presenza di polveri interstellari oscuranti, nella costellazione non sono visibili molte galassie e quelle che si osservano sono molto deboli e ben al di là della portata di strumenti amatoriali. Nella foto l’ammasso aperto delle Pleiadi, il più luminoso della volta celeste.

Il Triangolo (in latino Triangulum, Trianguli abbreviato in Tri) è una delle 88 costellazioni moderne. Si tratta di una piccola costellazione dell’emisfero settentrionale, le cui tre stelle più luminose, di terza e quarta magnitudine, formano un triangolo elongato; nonostante la sua scarsa rilevanza, era una delle 48 costellazioni elencate da Tolomeo.

Mappa della costellazione
Il Triangolo si individua con facilità a nord dell’Ariete e poco più a sud dell’area in cui si incontrano le due costellazioni di Andromeda e Perseo; in particolare, lo si può rintracciare a metà via sulla linea che congiunge le stelle Hamal (α Arietis) e Alamach (γ Andromedae). Nonostante le ridotte dimensioni, la sua individuazione non presenta particolari difficoltà, grazie al fatto che le sue tre stelle principali sono piuttosto ravvicinate fra loro, risaltando più facilmente alla vista. La distanza dalla scia del piano galattico non consente la presenza di ricchi campi stellari di fondo, ma ciò favorisce l’osservazione delle galassie esterne.
Il periodo più propizio per la sua osservazione ricade nei mesi compresi fra ottobre e marzo, sebbene nell’emisfero boreale sia osservabile anche per più tempo, dalla fine dell’estate alla primavera inoltrata; dall’emisfero australe la sua osservazione presenta delle difficoltà maggiori, dovute anche all’aumento delle ore di luce nei mesi compresi fra ottobre e dicembre.
Stelle principali
α Trianguli (Mothallah) è una gigante bianco-azzurra di magnitudine 3,00, distante 124 anni luce.
β Trianguli (Deltotum) è una subgigante gialla di magnitudine 3,42, distante 64 anni luce.
γ Trianguli è una stella bianca di sequenza principale di magnitudine 4,03, distante 118 anni luce.


L’oggetto celeste più celebre all’interno della costellazione del Triangolo è M33, nota appunto come Galassia del Triangolo; si tratta di una delle galassie più vicine alla Via Lattea, essendo membro del Gruppo Locale di galassie. Può essere osservata sotto un cielo buio anche con un binocolo senza difficoltà, e se la notte è particolarmente limpida e l’atmosfera più rarefatta (come in montagna), persino ad occhio nudo, tramite la visione distolta; tuttavia è sufficiente il minimo accenno di inquinamento luminoso perché non sia più osservabile neppure con un binocolo. Si tratta di una galassia spirale i cui bracci sono composti da vari addensamenti e regioni meno dense, con grandi regioni H II. La sua distanza è stimata sui 2,59 milioni di anni luce e viene a trovarsi molto più vicina alla Galassia di Andromeda (M31) piuttosto che alla Via Lattea. Fra le altre galassie, le più brillanti sono NGC 672 e NGC 925, entrambe delle galassie spirali barrate visibili anche con piccoli strumenti amatoriali. Nella foto la Galassia del Triangolo (M33), appartenente al Gruppo Locale.

Le costellazioni di febbraio

Il cielo del mese di febbraio è ancora dominato dalle grandi costellazioni invernali. Protagonista del cielo in direzione meridionale è sempre Orione, con le tre stelle allineate della cintura (da sinistra: Alnitak, Alnilam e Mintaka) ed i luminosi astri Betelgeuse (rossa) e Rigel (azzurra). Più in alto troviamo ancora le costellazioni del Toro con la rossa Aldebaran, la costellazione dell’Auriga con la brillante stella Capella, i Gemelli con le stelle principali Castore e Polluce. A sinistra in basso rispetto ad Orione, il grande cacciatore, nella costellazione del Cane Maggiore, brilla la notissima Sirio, la stella più luminosa del cielo.
Più in alto, a sinistra, la raffigurazione della caccia è completata dal Cane Minore, dove risplende Procione. Verso Ovest, nelle prime ore della sera, c’è ancora tempo per veder tramontare le costellazioni autunnali di Andromeda, del Triangolo, dei Pesci e dell’Ariete.
Restando tra le costellazioni zodiacali, un po’ più impegnativo è invece il riconoscimento della piccola e debole costellazione del Cancro visibile tra i Gemelli e il Leone, che vedremo sorgere ad Est, seguito dalla Vergine.
Prendendo a riferimento la stella polare possiamo riconoscere alcune note costellazioni del cielo settentrionale. A Nord-Ovest riconosciamo Cassiopea con la sua inconfondibile forma a “W”; tra Cassiopea e il Toro è facile individuare la costellazione del Perseo.
Più spostata a Nord-Est si trova l’inconfondibile Orsa Maggiore, vicino alla quale possiamo riconoscere la piccola costellazione dei Cani da Caccia. Da: Il cielo del mese di Stefano Simoni (Astronomia.com).

La galassia M33 nel mirino del VST

L’immagine che l’ESO ci propone ha molto del contributo dell’astronomia italiana. E’ stata infatti ottenuta con il VST, il VLT Survey Telescope, il telescopio ad ampio campo più grande al mondo nella luce visibile, frutto della collaborazione dell’INAF con l’ESO e con un ruolo determinante dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Capodimonte a Napoli (vedi Media INAF). L’immagine proposta è ricca di dettagli della galassia Messier 33. Questa spirale vicina, la seconda tra le grandi galassie in ordine di distanza dalla nostra galassia, la Via Lattea, è ricca di ammassi stellari brillanti e nubi di gas e polvere. Messier 33, nota anche come NGC 598, si trova a circa tre milioni di anni luce da noi, nella piccola costellazione settentrionale del Triangolo. Spesso chiamata la galassia del Triangolo, fu osservata dal cacciatore di comete francese Charles Messier nell’agosto del 1764 e inserita al posto numero 33 nella sua famosa lista di nebulose e ammassi stellari brillanti. Egli però non fu il primo a registrare questa galassia a spirale: il primo a documentarne la presenza fu infatti con molta probabilità l’astronomo siciliano Giovanni Battista Hodierna circa cent’anni prima. Questa immagine è stata scattata dal VST (VLT Survey Telescope), un telescopio per survey da 2,6 metri all’avanguardia con un campo di vista circa due volte la dimensione della Luna piena. Tra le tante regioni di formazione stellare nei bracci a spirale di Messier 33 spicca la gigantesca nebulosa NGC 604. Con un diametro di quasi 1500 anni luce è una delle più grandi nebulose a emissione note. Si estende su un’area di circa 40 volte la dimensione della parte visibile della ben più famosa — e ben più vicina — Nebulosa di Orione. La Galassia del Triangolo è il terzo membro per dimensione nel Gruppo Locale di galassie che comprende la Via Lattea, la galassia di Andromeda e circa 50 altre galassie più piccole. In una notte molto limpida e buia, questa galassia è appena visibile a occhio nudo ed è considerata l’oggetto celeste più lontano visibile senza supporti ottici. Le condizioni di visibilità non possono che migliorare sul lungo periodo, ma solo per i molto pazienti: la galassia si sta avvicinando a noi a una velocità di circa 100 000 chilometri all’ora.
Leggi il comunicato dell’ESO in italiano
Redazione Media Inaf

Il Triangolo con la galassia M 33

Quella del Triangolo è una piccola costellazione introdotta da Hevelius tra l’Ariere, i Pesci, Andromeda e Perseo: anzi i triangoli inizialmente erano due, il major e il minor, ma di quest’ultimo non è rimasta traccia.
Alfa Trianguli detta anche Metallah è di magnitudine 3,49, dista 65 anni luce ed è una binaria spettroscopica.
Beta Trianguli è in realtà la stella più luminosa del gruppo, avendo magnitudine 2,99. Si trova a 140 anni luce.
Gamma Trianguli è di magnitudine 4,07 e s trova a 110 anni luce.
Iota Triamguli di magnitudine 5,05 è una bella stella doppia. Entrambe le stelle sono binarie spettroscopiche. Questo sistema quadruplo si trova a 200 anni luce.
M 33 è la principale attrazione del Triangolo una galassia a spirale appartenente al Gruppo Locale. Spesso viene chiamata anche il mozzo della ruota. M 33 è la più vicina fra le galassie a spirale dopo M 31, la famosa galassia di Andromeda, dalla quale dista soltanto 570 mila anni luce. Fra noi ed M 33 ci sono inece 2,4 milioni di anni luce. La sua massa è di 8 miliardi di Soli il diametro di 60 mila anni luce.
Tratto da: Piero Bianucci Stella per stella pagina 196