Supernovae superbrillanti

Non una, non due ma una intera nuova classe di supernovae: è questa la scoperta descritta in uno studio pubblicato oggi sulla rivista Nature. Le esplosioni stellari analizzate dal gruppo di ricercatori guidati da Robert Quimby, del California Institute of Technology, si differenziano dalle altre finora catalogate al punto di meritare una classificazione a parte. Della nuova classe, per il momento, fanno parte quattro supernovae scoperte dallo stesso gruppo di Quimby alle quali se ne aggiungono altre due che, in precedenza, si erano fatte notare per le stesse peculiarità. Sono accomunate dal fatto di essere luminosissime, dieci volte più brillanti delle supernovae di tipo Ia. A renderle un gruppo a parte è il fatto di esibire alcune proprietà che non possono essere spiegate con nessuno dei processi comunemente associati alle esplosioni di supernovae.
In genere, la radiazione elettromagnetica che viene emessa nel corso di questi eventi è dovuta allo sprigionarsi dell’energia interna secondo modalità ben conosciute. Queste possono essere il decadimento radioattivo di alcuni elementi di fresca sintesi, l’esplosione violenta dell’inviluppo della stella supergigante e l’interazione fra il materiale emesso e quello, ricco di idrogeno, che costituisce il mezzo interstellare. Nessuno di questi processi riesce a rendere conto delle caratteristiche che presentano le luminose supernovae studiate da Quimby e il suo gruppo, di qui la necessità di identificarle come una classe del tutto nuova.
Interpretando i dati, raccolti nell’ambito del progetto Palomar Transient Factory (PTF), si è potuto stabilire che la radiazione osservata è emessa da materiale privo di idrogeno. Queste supernovae, inoltre, emettono una consistente quantità di radiazione ultravioletta per periodi di tempo prolungati gettando luce, per così dire, non solo nelle loro vicinanze ma anche sulle nubi di gas che si interpongono lungo la linea di vista. In questo modo si rivelano essere di grande aiuto per indagare sulle lontane regioni di formazione stellare. Questa nuova classe di supernovae è ancora tutta da conoscere ma si rivela, fin da subito, una scoperta quanto mai gradita.
di Elena Lazzaretto (INAF)

Una supernova superbrillante

Un’altra stella si aggiunge al catalogo sempre più nutrito di supernovae superbrillanti. Si trova a 3.7 miliardi di anni luce di distanza ed è stata individuata dagli astronomi dell’ Università del Texas incrociando dati e osservazioni di telescopi a terra e nello spazio, tra i quali il telescopio Keck nella Hawaii e il satellite Swift.
La supernova, denominata SN2008am, al momento rappresenta una delle esplosioni stellari più luminose tra tutte quelle finora conosciute. Proprio per questo è stata subito inserita all’interno della recente classe delle “supernovae superbrillanti”. Sono stelle che al termine della loro evoluzione esplodono come le comuni supernovae ma raggiungono luminosità che superano i 100 miliardi di volte quella del Sole. A rendere l’esplosione così brillante è l’interazione tra l’onda d’urto generata dell’esplosione e il materiale gassoso circostante espulso in precedenza, un fenomeno detto “interazione circumstellare”.
Come illustrato nella ricerca pubblicata sull’Astrophysical Journal, nel caso di SN2008am la presenza del materiale circostante si spiega ipotizzando che fosse una “luminosa blu variabile”, ovvero una stella che periodicamente espelle il gas più esterno. Quando è poi avvenuta l’esplosione, l’effetto di interazione circumstellare ha aumentato la luminosità della supernova sino a valori impressionanti: secondo le stime, al massimo della sua brillantezza l’energia emessa in un secondo sarebbe in grado di soddisfare il bisogno energetico degli Stati Uniti per miliardi di anni.
Fonte: INAF